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Vino, la sfida delle Cantine sociali

Crescono nel Veneto le aggregazioni tra produttori: un fenomeno che coinvolge 26 mila soci di 39 cantine sociali

L’unione fa la forza, vale anche per le cantine sociali vitivinicole: solo in Veneto se ne contano 39 e lavorano annualmente quasi 6 milioni di quintali di uva, prodotti in circa 40.000 ettari (il 56% dell’intera superficie vitata regionale) e conferiti complessivamente da più di 26.000 soci. Dai dati analizzati dagli esperti di Veneto Agricoltura, relativi al fenomeno delle aggregazioni del settore vitivinicolo, emerge una progressiva concentrazione degli impianti produttivi e delle strutture di commercializzazione, in risposta alle nuove dinamiche del mercato che impongono di recuperare i segmenti più a valle della filiera e di attuare adeguate economie di scala.

Sono 7 le cantine sociali con una produzione superiore a 20 milioni di euro e rappresentano il 47% del valore della produzione di tutte le cantine cooperative del Veneto, di cui una, la Cantina di Soave, supera i 70 milioni di euro; inoltre, 17 cantine su 39 hanno una dimensione superiore ai 10 milioni di euro in termini di valore della produzione.

Numeri importanti che testimoniano quanto i produttori credano nelle potenzialità dell’aggregazione, formula che, attraverso unioni di tipo cooperativo, “joint venture” o consortile, permette di accedere con maggiori mezzi ai nuovi mercati, ampliare la gamma prodotti e il portafoglio clienti, migliorando anche l’efficienza produttiva e la logistica.

Negli ultimi anni si è assistito a diversi fenomeni di aggregazione di successo, come ad esempio le “Cantine dei Colli Berici” che dal 1989 con fusioni, acquisizioni e acquisti di solide cantine, ha raggiunto un quantitativo complessivo di 800.000 quintali di uve lavorate.

La “Cantina di Soave” invece, fondendosi con quella di Cazzano di Valtramigna, di Illasi e di Montecchìa di Corsara, è arrivata a gestire 900.000 quintali di uva e a controllare il 34% della produzione di DOC Soave e il 47% di DOC Valpolicella.

Un’altra eccellenza è rappresentata dalla “Cantina di Colognola ai Colli” che ha iniziato l’espansione nel 2000 con l’acquisizione del 40% della “Casa vinicola Sartori s.p.a.”, ha assorbito la Cantina sociale di Merlara e collabora con la Cantine dei Colli Berici.

Un valido esempio di aggregazione territoriale è poi testimoniato dal percorso delle “Cantine Riunite del Veneto Orientale”, realtà cooperativa nata dalla joint venture tra le cantine sociali di S. Donà di Piave, Jesolo, Meolo, Portogruaro e Pramaggiore. La “Cantine Riunite” nel 2005 ha costituito con la “Cantina di Campodipietra” la “Gruvit s.r.l.” per la commercializzazione del vino imbottigliato nella GDO e ha acquistato la maggioranza della società di imbottigliamento “Bosco Malera”.

L’analisi degli esperti di Veneto Agricoltura termina con una riflessione: le strategie di aggregazione possono rappresentare dei modelli di sviluppo per l’intero sistema cooperativo vitivinicolo veneto allo scopo di adeguare le strutture produttive e commerciali in relazione alle sfide derivanti dalla globalizzazione dei mercati agroalimentari.

Il C.Ufficio Stampa

Mimmo Vita