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L’Europa chiede più riso

Una buona notizia giunge dal settore dell'industria risiera.
I flussi commerciali delle ultime settimane hanno infatti ridato ossigeno al comparto e l'assemblea dell'associazione di categoria, l'Airi, ha riconosciuto che non sarà necessario ricorrere allo stato di crisi e alla cassa integrazione. Anche se l'imperativo resta comunque quello dichiarato qualche settimana fa: produrre più riso e riequilibrare i dazi.
Gli industriali dal canto loro confermano la crisi per l'intera filiera e denunciano che "questa situazione non viene pienamente compresa".
Le industrie risiere italiane sottolineano come questa campagna abbia rappresentato un campanello d'allarme, più che per il livello dei prezzi per il loro andamento, che chiaramente testimonia ormai l'insufficienza dell'offerta di prodotto greggio italiano rispetto all'aumento della domanda europea.
"Abituati a settori che entrano in crisi per la mancanza di mercati di sbocco, paradossalmente l'industria risiera italiana rischierà di entrare in crisi perché ci sono i mercati, conquistati a fatica con ingenti investimenti, ma non può far funzionare i propri impianti a pieno regime a causa dell'insufficienza di materia prima", è quanto viene dichiarato in una nota dell'Airi.
Le scorte di risone all'intervento sono esaurite e nella prossima campagna si potrà far conto unicamente sul risone che verrà raccolto.
I consumi sono ancora in aumento e dal gennaio 2007 l'ingresso nell'Ue della Romania e della Bulgaria contribuiranno ad incrementarli ulteriormente.
Si prevede che dal prossimo settembre le industrie potrebbero essere costrette a rinunciare ai contratti di vendita, perdendo così clienti costretti a rivolgersi al prodotto importato in nord Europa, già parzialmente lavorato; questo, è inevitabile, comprometterà anche le possibilità di collocamento del riso italiano".
A questa situazione si potrebbe porre rimedio soltanto con un massiccio investimento in riso, ma le prossime semine dovrebbero portare a un aumento contenuto della produzione italiana, pari all'1,24%, circa tremila ettari in più, secondo le stime dell'Ente Risi. Si tratta di un aumento "assolutamente ininfluente rispetto all'aumentata domanda" sentenzia l'industria che reitera la sua richiesta di abbassare i dazi sul risone d'importazione sostenendo che questa misura le darà ossigeno e non danneggerà i produttori italiani di riso.