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Il radicchio di Chioggia in pericolo per l’acqua salata

Il radicchio di Chioggia: insieme al resto della produzione agricola locale potrebbe essere compromesso dal fenomeno della salinizzazione dei terreni superficiali dovuta all'intrusione di acqua dal mare e dalla laguna. Gli orti di Chioggia, infatti, potrebbero in pochi anni andare desertificati se il fenomeno dell’intrusione salina non venisse tenuto sotto attento e continuo controllo. A farlo ci hanno pensato i ricercatori degli Istituti Cnr per la dinamica dei processi ambientali (Idpa) e di scienze marine (Ismar), che in collaborazione con i colleghi francesi del Centre européen de recherche et d'enseignement des géosciences de l'environnement del Cnrs, della Provincia di Venezia e del Consorzio di Bonifica Adige-bacchiglione, hanno messo a punto un sistema automatizzato, con controllo remoto, in grado di effettuare delle elettro-tomografiche di resistività del terreno, fino a circa 70 m di profondità nel tempo. Si tratta di uno strumento in grado di effettuare automaticamente e nel tempo tomografie del sottosuolo, consentendo lo studio delle variazioni delle caratteristiche fisiche dell’intrusione indotte da cause naturali ed antropiche. “Il progetto prevede un campo prova, presso Chioggia”, spiega Roberto de Franco dell’Ipda-cnr, responsabile del progetto, “nella parte meridionale della Laguna di Venezia. La tomografia di resistività tempo variante consentirà la caratterizzazione dell’intrusione salina in prossimità della laguna, lungo una sezione che si estende perpendicolarmente alla costa”. In particolare l’elettro-tomografia monitorerà nel tempo (dalla scala oraria-giornaliera a quella stagionale), le variazioni delle caratteristiche fisiche dell’intrusione salina indotte, dalle variazioni di marea di grandi dimensioni, dalle precipitazioni e dalle operazioni di drenaggio/pompaggio eseguite dal consorzio di bonifica. L’esperimento, sempre nell’area del campo prova, è integrato con misure in pozzi superficiali e profondi della conducibilità delle acque, con analisi geochimiche e con l’analisi dei traccianti isotopici naturali che consentono di caratterizzare il tipo d’acqua (salata o dolce) coinvolta nel processo di flusso sotterraneo. I dati reali aggiuntivi di monitoraggio delle precipitazioni, della marea, dei livelli delle falde e dei canali di bonifica e dei fiumi completano l’insieme di misure che saranno acquisite nel sito test di Chioggia. L’esperimento tomografico, che ha previsto una parte di sviluppo tecnologico di una strumentazione dedicata (realizzata da Cnr-idpa) e una fase di test e calibrazione nel corso del 2004 e 2005, è attivo dall’inizio di novembre scorso. “La strumentazione consente di avere due acquisizioni con diverse scale di risoluzione”, sottolinea de Franco, “con cadenza di cinque ore, e se ne prevede il suo funzionamento per almeno un anno. La prima acquisizione permette di ottenere una tomografia di tutta la sezione, lunga 300 m, fino a circa 70 m di profondità con una risoluzione idonea a identificare la base della intrusione salina, posta a profondità variabili tra 25 m e 35 m, e la sua estensione laterale. La seconda campiona la porzione sezione, di circa 100 m, più prossima alla laguna che dista 400 m. “