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Allarme BSE: scoperto un caso di mucca pazza

Bisogna essere cauti, dicono all’Asl. Ma la notizia di sabato 27 ottobre è più che fondata: un caso di mucca pazza sarebbe stato registrato in un allevamento di Camairago (il nome dell'azienda viene ovviamente taciuto in attesa della eventuale conferma della notizia). Si tratterebbe di un capo di 13 anni, il quale avrebbe contratto la malattia (morbo della Bse) al suo primo anno di vita, in pratica dodici anni fa, dopo aver magiato mangimi contaminati. Se i sospetti saranno confermati dall'Istituto Zooprofilattico di Torino, saremmo di fronte a un caso di Bse di tipo classico, contratto mediante l'alimentazione con farine miste di carne e ossa, mangime abituale durante gli anni dello scandalo. Dal Servizio Veterinario dell'Asl di Lodi giungono ampie rassicurazioni. «Intanto – spiega il dottor Claudio Bovera, che ha sostituito il dottor Giovanni Ferri, andato in pensione – va puntualizzato che al momento siamo al semplice sospetto. Aspettiamo quindi da Torino l’eventuale conferma della positività del soggetto esaminato. Quindi, è prematuro fornire informazioni dettagliate, né ci sembra giusto anticipare i tempi: conviene aspettare la metà della prossima settimana quando avremo notizie più precise».

SECONDO IL VETERINARIO non ci sarebbe da preoccuparsi: «La situazione è già sotto assoluto controllo. Abbiamo già provveduto ad individuare gli animali della famiglia dell’animale macellato. Quindi, ripeto, niente facili allarmismi. Attendiamo fiduciosi il responso ufficiale». Inviti alla tranquillità arrivano anche dal Centro Nazionale per la Bse di Roma: «L'animale, se le analisi sulla materia cerebrale del capo macellato confermeranno la positività, andrà ovviamente distrutto, l'azienda è già sotto rigoroso controllo e non esiste alcun rischio che carni contaminate possano arrivare sulle tavole dei consumatori». Sempre da Roma si va presente, comunque, che si tratta per l'appunto del primo caso dell'anno dopo 21 mesi di totale assenza, una conferma «dell'evidente declino dell'epidemia», anche grazie al fatto che attualmente nei mangimi animali la farina di carne e ossa è scomparsa del tutto, come risulta dai controlli effettuati, mentre nel 2000 almeno un terzo dei mangimi risultava contaminato. Ancora, quanto all'epidemia di Bse, l'Italia «registra oggi livelli di incidenza tra i più bassi in Europa e dall'inizio della rigida sorveglianza risalente al 2001 quasi cinque milioni di capi bovini sono stati analizzati». Va infine ricordato che recentemente l'Italia ha ottenuto la certificazione europea per il controllo sulla Bse, dunque bovini ed ovini che vanno al macello sono decisamente sotto controllo. Piuttosto, rischi possono rimanere dalla macellazione clandestina e per le carni che arrivano senza controllo da Paesi extra europei. Basta però leggere l'etichetta per conoscere provenienza e storia della carne.