Oggi si celebra la “Giornata dell’Alzheimer”
Il 21 settembre è la giornata dedicata alla demenza di Alzheimer.
In Italia i malati sono 600.000, con circa 40.000 nuovi casi l'anno e si stima che entro un decennio raggiungeranno il milione. Nonostante queste cifre, la sensibilità nei confronti della malattia è bassa e nettamente inferiore a quella di altri paesi nei quali vengono stanziati fondi per le persone non autosufficienti e per la creazione di reti di servizi utili a gestire il malato sul territorio, senza lasciarlo totalmente a carico della famiglia".
Da due studi epidemiologici presentati a Milano in occasione del debutto ufficiale della Fondazione Socialità e Ricerche Onlus, risulta che i vecchi hanno la principale preoccupazione di "costare" molto e di essere così di peso ai propri familiari. Dall'indagine, condotta intervistando a casa 355 anziani tra 72 e 99 anni emerge che il 50% vive solo, il 7% ha problemi economici tali da giustificare la presenza di un supporto sociale e tutti soffrono di qualche malattia cronica. Ma non per questo si lasciano abbattere, anzi. Nel 60-90% dei casi gli anziani hanno uno stato d'animo positivo mentre solo il 15-40% ha fatto i conti con sentimenti di frustrazione, tristezza, rabbia, noia o vergogna. Si ha a che fare perciò con persone con la capacità di stemperare i timori e di prepararsi agli eventi, grazie al bagaglio di esperienze accumulate. E se anche i timori ci sono, continua la ricerca, sono tenuti nascosti e assumono forme poco eclatanti. Bisogna stare attenti, però.
Il sintomo somatico può diventare l'equivalente di un messaggio di richiesta d'aiuto o di una depressione mascherata.
La seconda indagine epidemiologica presentata, battezzata Nutrage, ha fotografato, invece, le abitudini alimentari e la presenza di malnutrizione tra gli anziani in sei paesi europei, rappresentativi di diversi modelli dietetici.
I risultati?
L'Italia è la maglia nera d'Europa per colpa degli errori nutrizionali. E le cattive abitudini a tavola rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo o l'aggravarsi negli anziani di molte malattie.
Gli alibi non mancano, basti pensare ai problemi economici, all'impossibilità di fare la spesa o alla disabilità fisica.
Gli anziani finiscono così per accumulare in frigo cibi vecchi, per scegliere quasi soltanto prodotti in scatola o per bandire alcuni alimenti in modo drastico. In sintesi secondo i ricercatori gli anziani italiani a tavola hanno un basso introito calorico giornaliero, mangiano pochi carboidrati, ma anche poca frutta e poca verdura.
In compenso bevono più vino dei coetanei europei e assumono scarse quantità di calcio e vitamina D, provvidenziali per la salute delle ossa.
Un aspetto positivo però c'è: il consumo di grassi. L'Italia è il paese con il più basso introito di lipidi e la più bassa assunzione di colesterolo.
Una terapia innovativa è la cosiddetta
"terapia conversazionale".
Un aiuto viene dal sito:
Fonte: www.dica33.it