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Non è Doc se non vi è la scritta “Colomba pasquale”

La Pasqua, festa religiosa, porta con sè oltre ai riti religiosi, anche le tradizioni gastronomiche che si ripropongono puntualmente ogni anno e sulla tavola immancabilmente compare la colomba.
Un dolce dalle antiche radici che risalgono all’epoca medioevale, quando Re Alboino calò in Italia con le sue orde barbariche ed assalì Pavia, intorno all’anno 572; in questa città il sovrano ricevette in dono da un artigiano dei pani dolci a forma di colomba, in segno di pace.
Ad Alboino piacquero tanto da fargli promettere che non avrebbe nuociuto alla città né agli abitanti di Pavia. Sia che si dia credito alla leggenda sia che non si voglia credere ad essa, resta il fatto che sin dagli albori del Cristianesimo la colomba è stata intesa come simbolo di pace.
Da febbraio scorso è entrato in vigore un decreto dei Ministeri delle Attività Produttive e delle Politiche Agricole e Forestali che riserva il nome di "colomba pasquale" esclusivamente a quei prodotti che non contengono grassi idrogenati e altri ingredienti scadenti ed economici, con i quali si tenderebbe a sostituire il più costoso burro in aziende poco attente al consumatore e al rispetto della ricetta classica. Altri ingredienti potranno entrare nella composizione delle soffici e dolci colombe, come per esempio latte, miele, malto, burro di cacao, ecc.
Le colombe pasquali che saranno consumate tra qualche giorno, quelle fatte a regola d'arte, saranno riconoscibili dal nome.
Le uova impiegate nella preparazione di tali colombe devono essere solo di categoria "A", cioè fresche, e in quantità tale da garantire non meno del 4% in tuorlo mentre la quantità di burro non deve essere inferiore al 16% e quella dei canditi al 15%. Inoltre è necessario assicurarsi che sia stato utilizzato un lievito naturale. Qualora il prodotto non rispetti queste regole non potrà fregiarsi del nome "colomba pasquale", ma dovrà essere ribattezzato in altro modo: per esempio, potrà essere denominato "dolce di Pasqua". O magari “tortorella pasquale” o "colombina", o chissà quale altro epiteto sarà tirato fuori dal cilindro dei produttori di colombe non doc; infatti, il decreto 22.07.2005 entrato in vigore il primo febbraio 2006 stabilisce precise norme di produzione e commercializzazione per alcuni tra i più caratteristici prodotti da forno nazionali (oltre alla colomba, il panettone, il pandoro, i savoiardi e gli amaretti).
La legge ha l'obiettivo di migliorare la trasparenza del mercato e l'informazione al consumatore.
Nel caso della Colomba Doc, essa dev'essere preparata esclusivamente con burro (non sono ammessi altri tipi di grasso).