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La crisi tra Russia e Ucraina spinge a +35% il prezzo del mais in Italia

Le tensioni tra Russia e Ucraina rischiano di gravare sull’attività degli allevatori italiani. Nelle stalle italiane il mais proveniente da Kiev è pari a 700mila tonnellate, cifra che rende l’Ucraina il secondo Paese fornitore di mais. Il granturco rappresenta il principale ingrediente per le diete animali (47%) e la crisi ha portato un forte rialzo dei prezzi (186 euro/tonnellata). Aumenti che si susseguono da Agosto 2021 a causa delle forti siccità nei paesi esportatori (USA, Canada, Argentina, Ucraina, Brasile). Ad oggi il prezzo del mais è aumentato del 35% rispetto al 2021.

Cia-Agricoltori Italiani è, dunque, preoccupata che la situazione in Ucraina si aggiungerebbe ai rincari vertiginosi che stanno già impattando, pesantemente, sui costi di produzione di tutte le imprese agricole nazionali. I rialzi sul mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata -soprattutto dove ci sono contratti di filiera con le principali catene della Grande distribuzione- e mettono ko gli allevatori di vacche da latte che già sono in lotta per l’aumento di almeno 5 cent al litro sul prezzo del latte.

Sul mais l’Italia si trova, dunque, particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni estere di questo cereale, passate in soli 10 anni dal 15 al 50%. Per frenare il trend, Cia-Agricoltori Italiani auspica un maggior impegno da parte del Governo ad incentivare i contratti di filiera per un mais di filiera italiana certificata, in modo da migliorare l’integrazione fra produttori e imprese di trasformazione

L’acuirsi delle tensioni, secondo Cia, preoccupa anche sul versante russo, dove già le sanzioni hanno azzerato negli ultimi anni le esportazioni del vino Made in Italy.

Fonte: Italianfoodnews