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Federdoc festeggia con un libro 30 anni di storia

Presentato a Roma il volume che racconta le prime tre decadi dell'unico organismo interprofessionale per la tutela dei vini a denominazione d'origine

Era il 9 luglio del 1979. A Bologna nasceva la Federdoc, con un nucleo di 7 consorzi di tutela che partivano con l’entusiasmo e probabilmente le incertezze insite in ogni nuova avventura.

30 anni dopo Federdoc può contare su ben 96 consorzi di tutela che rappresentano circa il 70% della produzione nazionale di VQPRD.

316 DOC, 41 DOCG, 120 IGT, per una produzione che nell’ultimo quinquennio si è attestata intorno ai 30 milioni di litri l’anno (ai quali vanno aggiunti, per completezza di informazione, i circa 18 milioni di litri di vino da tavola). Il tutto su una superficie vitata che è superiore a quella dell’intera Olanda e che quindi, anche dal punto di vista paesaggistico e ambientale, rappresenta un elemento di straordinaria rilevanza.

Un consumo interno di vini DOC e DOCG che spesso supera i 600 milioni di euro annui. Mentre per l’export (anno 2006), sempre riferito ai vini DOC e DOCG (con l’aggiunta degli spumanti) si è raggiunta una cifra di circa 1.700 milioni di euro. Ma il business del vino, nella sua interezza, sfiora i 15 miliardi di euro e garantisce occupazione a oltre 1 milione di persone nel nostro Paese.

Numeri impressionanti che testimoniano ancora di più dell’importanza di Federdoc che è l’unico organismo esistente in Italia che raduna tutte le varie componenti del settore: da quelle agricole a quelle industriali, dalle quelle cooperative a quelle commerciali.

“Tante componenti – sottolinea il presidente Federdoc Riccardo Ricci Curbastro – che in questi 30 anni hanno affrontato i molteplici problemi connessi alle denominazioni e che hanno lottato per garantirne la tutela e la salvaguardia sia a livello nazionale che internazionale”.

Anni duri che hanno visto il mondo del vino italiano piegare le ginocchia di fronte a uno scandalo come quello del metanolo (1986) ma riuscire a riprendersi da quel durissimo colpo proprio grazie ai vini a denominazione di origine che, soprattutto sui mercati esteri, garantirono l’immagine e la serietà del nostro vino.

E se oggi le nostre etichette la fanno da padrone nei più importanti ristoranti al mondo (valga per tutti un dato: negli anni Ottanta nei ristoranti statunitensi, fondamentale mercato di riferimento, le carte dei vini vedevano quelli francesi trionfare con il 75% di etichette e noi dividerci il restante 25% con i californiani; attualmente l’85% di queste carte è composta da etichette italiane ed esportiamo in USA per oltre 1 miliardo di euro l’anno), molto si deve certamente alla qualità e alla varietà dei nostri vini. Ma il controllo di qualità applicato grazie ai disciplinari e reso realmente operativo da realtà come Federdoc ci ha garantito una credibilità che, nonostante qualche spallata interna che ciclicamente si abbatte sull’uscio del Vigneto Italia, ci consente di mantenere una posizione di assoluto prestigio presso praticamente tutti i mercati internazionali.

“Molto è stato fatto – puntualizza ancora Ricci Curbastro – ma non bisogna abbassare la guardia. Di recente abbiamo affrontato la battaglia per la difesa del vino Rosato tradizionale contro fenomeni di speculazione/contraffazione che sarebbero stati possibili se si fosse mantenuta la proposta originale di liberalizzazione del taglio tra vini bianchi e rossi. Nè va dimenticato come l’impronta Federdoc sia ben presente nella nuova OCM vino, con l’affermazione di alcuni principi di assoluto rilievo che riguardano la tutela delle Denominazioni (controlli di conformità ai disciplinari e non solo di tipo salutistico), la protezione del grande patrimonio italiano delle menzioni tradizionali, il ruolo essenziale degli Organismi interprofessionali (Consorzi di Tutela) quali attori della gestione, valorizzazione e promozione delle Denominazioni di Origine.

Inoltre stiamo lavorando a una sorta di federazione europea che nascerà in ottobre e che ci vedrà fianco a fianco con la Francia, grazie a una positivissima collaborazione che è stata più volte sottolineata anche da Christian Paly, della Confèdèration Nationale des Producteurs des Vinse t Eaux-de-vie de Vin à Appellations d’Origine Controlèes.

Ma della “cordata” faranno parte anche Spagna, Portogallo e altri Paesi produttori, tutti uniti in difesa di un discorso di tipicità e territorialità che era e rimane, insieme alla qualità dei prodotti proposti, uno degli elementi cardine del mondo vitivinicolo italiano”.

Del resto l’entrata in vigore della nuova OCM Vino (Reg CE n. 479/08) ha rivoluzionato il quadro normativo dei Vqprd europei, adeguandolo al modello DOP e IGP. Dal 1° agosto 2009 i controlli per la verifica del rispetto del disciplinare di produzione potranno essere svolti dalle autorità competenti o da uno o più organismi di controllo.

“E qui si apre una nuova fase – conclude Ricci Curbastro – quella di VALORITALIA. Una società adibita alla certificazione della qualità e delle produzioni vitivinicole italiane che sarà costituita da due diverse realtà: CSQA e, appunto, Federdoc. Che hanno unito le rispettive esperienze per svolgere nel migliore dei modi questo delicatissimo compito.

Federdoc e i Consorzi di tutela sono inoltre impegnati nel riformulare i propri compiti, ponendo l’accento sulle attività di tutela, di promozione e di valorizzazione “erga omnes” che, così come per le DOP, la nuova OCM Vino conferisce loro. L’obiettivo finale è quello che ha contraddistinto i nostri primi 30 anni e che caratterizzerà il nostro futuro: far diventare sempre più competitivi i nostri vini a denominazione di origine”.

Il Libro:

Testi di: Andrea Gabbrielli, Antonio Paolini, Andrea Cuomo, Fabio Turchetti
96 pagine a colori formato 25×27 cm
Rilegatura pregiata, copertina e sovraccoperta serigrafata con centinaia di foto a colori
progetto grafico: agenzia Zowart Roma

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