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Cresce produzione e fatturato di Dop e Igp

Da un'indagine Ismea, effettuata
dai Responsabili, Franca Ciccarelli ed Enrico De Ruvo dirigenti dell'Unità Operativa Osservatori e Panel, si anticipano i dati salienti sulla produzione e sul mercato dei prodotti italiani Dop e Igp nel 2003.
L’indagine tratteggia un quadro sostanzialmente positivo per il comparto economico dei prodotti italiani tipici “tutelati”.
Infatti, non solo è considerevolmente aumentato il numero dei prodotti che hanno ottenuto il riconoscimento Dop e Igp (ai quali ne seguiranno altri nel breve periodo ), ma è anche cresciuta sia la loro produzione sia il loro valore.
Tuttavia, in un contesto mercantile caratterizzato da un lento ciclo economico e da un’inflazione reale o percepita, i consumi hanno ancora accusato flessioni.
A riequilibrare la contrazione del mercato interno, hanno contribuito comunque in
modo significativo le esportazioni.
Le denominazioni a marchio Dop ed Igp in Europa, secondo i dati della
Commissione europea aggiornati alla fine di agosto 2004, ammontano a 672
prodotti, di cui quasi il 58% rappresentato da Dop e poco più del 42% da Igp.
Al primo posto della graduatoria figura la Francia, che precede l’Italia di una sola lunghezza e che guida la classifica con 140 riconoscimenti. L’Italia segue con 139 denominazioni (quasi il 21% del totale), mentre la terza posizione è occupata dal Portogallo con 92 riconoscimenti.
E’ da notare comunque che secondo gli ultimi aggiornamenti dei riconoscimenti comunitari l’Italia è nuovamente in testa alla graduatoria europea con 145 prodotti, seguita dalla Francia con 140.
Tornando alla graduatoria comunitaria, al quarto posto è la Spagna con 84 prodotti, paese che, grazie al cospicuo numero di denominazioni riconosciute nel corso dell’estate 2004, è riuscito a sorpassare la Grecia, a quota 83.
I primi cinque paesi, che appartengono sostanzialmente al Sud Europa, nel
complesso detengono quindi l’80% del totale denominazioni, contro il 20% di
pertinenza del Nord Europa.
Un dato che dimostra, come era lecito attendersi, che i paesi dell’area
mediterranea sono quelli a maggiore orientamento verso la qualità, sia per
tradizione, sia per condizioni climatiche più favorevoli.
Nel Nord Europa primeggia la Germania, alle spalle della Grecia nella classifica generale, con 67 Dop-Igp riconosciute, di cui ben 31 rappresentate da acque minerali.
Il numero di riconoscimenti nazionali è fortemente cresciuto nell’ultimo anno e
mezzo. Se infatti nel 2002 le registrazioni di Dop e Igp erano state appena 4, nel corso del 2003 sono ammontate a ben 15 e nel periodo gennaio-agosto 2004 sono risultate pari a 5 (entro fine anno dovrebbero aggiungersi altri 6-7 prodotti).
In circa un anno e mezzo al patrimonio italiano a marchio comunitario si sono
aggiunte quindi altre 20 produzioni.
In particolare, sono stati registrati 10
ortofrutticoli, 6 oli extravergini di oliva, 2 carni trasformate, un formaggio ed un prodotto della panetteria.
Alla fine di agosto 2004 le Dop e Igp che rientrano nel paniere nazionale sono
risultate pari a 139 unità. Di queste, inoltre, 92 sono Dop (il 66,2% del totale) e 47 (33,8%) sono Igp.
A guidare la graduatoria delle denominazioni italiane riconosciute è il comparto dell’ortofrutta e dei cereali con 42 riconoscimenti, seguito da quello dei formaggi e dagli oli extravergini di oliva entrambi con 31 e da quello delle carni trasformate con 27. Chiudono la classifica altri 8 prodotti, di cui 3 della panetteria, 2 carni fresche, 2 aceti balsamici tradizionali ed un olio essenziale.
Osservando l’elenco delle Dop e Igp italiane emerge una prevalenza, sul numero totale di denominazioni, dei prodotti ortofrutticoli e degli oli di oliva per i quali ad un numero cospicuo di marchi riconosciuti non corrisponde però un altrettanto importante valore di mercato.
Delle 139 Dop e Igp italiane riconosciute il 57% è concentrato nel Nord Italia, il 22% nel Sud, l’11,5% nel Centro ed il restante 9,5% nelle Isole maggiori.
Rispetto alla rilevazione precedente effettuata da Ismea, aggiornata alla fine di gennaio 2004, si registra un lieve incremento del peso relativo del Centro e delle Isole, un calo sempre di scarsa entità per il Nord Italia ed una completa stabilità per il Sud Italia.
L’Italia settentrionale prevale per le denominazioni riguardanti i formaggi e i
salumi, in quanto nelle zone del Nord si concentra – come è noto – il grosso della zootecnia da carne e da latte italiana di qualità. Nel Sud e nelle Isole maggiori, invece, ricade il maggior numero di riconoscimenti nei comparti dell’ortofrutta e degli oli extravergini di oliva, grazie alla maggiore vocazionalità di queste aree per tali colture.
L’Italia vanta, oltre ad un congruo numero di prodotti già riconosciuti, anche un cospicuo gruppo di prodotti in attesa di registrazione.
Tra questi ultimi, un ruolo di primo piano è rappresentato dai prodotti ortofrutticoli:
un comparto che beneficia di un enorme patrimonio qualitativo e varietale presente soprattutto nelle regioni del Sud Italia, che negli ultimi tempi ha dato forte impulso alle richieste di registrazione e, come si è visto, anche agli effettivi riconoscimenti.
Tra prodotti in attesa di registrazione all’esame nazionale e comunitario l’ortofrutta risulta, con il cospicuo numero di 105 richieste, in testa alla graduatoria delle produzioni in corso di riconoscimento. Seguono a lunga distanza i formaggi, con 36
richieste e le carni trasformate a quota 34.
Prodotti in attesa di riconoscimento italiani all’esame del Mipaf e della Commissione europea
Comparto merceologico Nazionale Comunitario
Totale
Ortofrutticoli 83+ 22 105
Formaggi 30 +6 36
Prodotti a base di carne 30+4 34
Oli extravergini di oliva 21+7 28
Prodotti della panetteria, biscotteria, ecc. 16 – 16
Carni fresche 9+ 1 10
Prodotti ittici 6 – 6
Mieli 4 +1 5
Spezie 2 – 2
Fiori 1 – 1
Olio essenziale 1 – 1
Paste alimentari 1 – 1
Aceti diversi dagli aceti di vino – 1 1
Totale 204+ 42= 246
Fonte: Elaborazione Ismea su dati Mipaf e Ue
Anche gli oli extravergini di oliva, che hanno ottenuto recentemente diverse
registrazioni nell’albo comunitario, presentano un buon numero di prodotti tuttora
in attesa, pari a 28.
Seguono ancora nella graduatoria i prodotti della panetteria con 16 riconoscimenti (tutti ancora all’esame nazionale) e le carni fresche con 10 di cui 9 in istruttoria ministeriale
e una in sede comunitaria).
Tra le carni fresche figura anche l’unico prodotto in attesa che presenta un’area di produzione multiregionale: la Dop “Gran Suino Padano” che comprende una zona geografica composta da ben 11 regioni italiane.
Tra gli altri marchi in corso di riconoscimento (esame nazionale), figurano i fiori di Sanremo, dopo l’estensione anche a questa categoria merceologica della protezione
comunitaria.
Recentemente, inoltre, si segnala la richiesta di Igp per la prima pasta alimentare italiana, rappresentata dai “Pizzoccheri della Valtellina”.
In attesa dell’Indicazione geografica protetta (l’istruttoria è all’esame della Ue) è anche l’Aceto balsamico modenese, per il quale è stato necessario modificare il nome nella richiesta di riconoscimento (il precedente era “Aceto balsamico di
Modena”), soprattutto al fine di evitare confusione con la Dop “Aceto balsamico tradizionale di Modena”.
Questi dati sono aggiornati ad inizio luglio 2004
Il mercato delle Dop e Igp in Italia
nel 2003
In questo paragrafo sono riportati i risultati di un’indagine Ismea svolta presso i Consorzi di tutela.
Nel 2003 è proseguita la crescita del valore delle Dop e Igp sia alla fase a monte che al consumo.
Lo scorso anno, infatti, il mercato dei prodotti “tipici” a marchio
comunitario ha sviluppato alla produzione un giro d’affari di quasi 4,5 miliardi di euro, mentre sui mercati al consumo il fatturato complessivo ha sfiorato quota 8,5
miliardi.
Nel primo caso la crescita rispetto al 2002 è stata nell’ordine dell’8%, mentre è risultato più contenuto l’aumento per il fatturato al consumo (+5,5%).
Il valore alla produzione delle Dop e Igp in Italia nel triennio 2001-2003
(in milioni di euro)
Comparti 2001 2002 2003 Var.% 03/02
TOTALE 4.076 4.133 4.478 8,3%
di cui:
Formaggi 2.674 2.610 2.817 7,9%
Preparazioni a base di carne 1.312 1.430 1.580 10,5%
Oli extravergini di oliva 28 34 24 -30,5%
Ortofrutta e cereali 22 17 13 -28,0%
Fonte: elaborazioni ISMEA su dati dei Consorzi di Tutela
Il valore al consumo delle Dop e Igp in Italia nel triennio 2001-2003
(in milioni di euro)
Comparti 2001 2002 2003 Var.% 03/02
TOTALE 7.587 8.045 8.491 5,5%
di cui:
Formaggi 4.098 4.312 4.558 5,7%
Preparazioni a base di carne 3.341 3.547 3.780 6,6%
Oli extravergini di oliva 52 66 42 -37,5%
Ortofrutta e cereali 21 40 28 -30,6%
Fonte: elaborazioni ISMEA su dati dei Consorzi di Tutela
Il giro d’affari delle Dop e Igp rappresenta oltre il 10% della produzione ai prezzi di base dell’agricoltura italiana (percentuale che scende al 6,3% se si considera solo il valore della produzione direttamente imputabile all’attività agricola). Mentre in rapporto al fatturato dell’industria alimentare la sua incidenza scende al 4,3%.
Inoltre il valore alla produzione concorre per una percentuale tra il 50 e il 55% a determinare il valore al consumo.
La produzione delle Dop-Igp italiane ha oltrepassato nel 2003 quota 632mila
tonnellate, facendo segnare un aumento del 2% rispetto al 2002.
La produzione delle Dop e Igp in Italia nel triennio 2001-2003
(in tonnellate)
Comparti 2001 2002 2003 Var.% 03/02
TOTALE 603.437 619.947 632.363 2,0%
di cui:
Formaggi 416.414 419.128 430.257 2,7%
Preparazioni a base di carne 166.144 175.843 185.440 5,5%
Oli extravergini di oliva 4.399 5.466 3.376 -38,2%
Ortofrutta e cereali 10.505 13.372 7.030 -47,4%
Fonte: elaborazioni ISMEA su dati dei Consorzi di Tutela
Per i formaggi la crescita della produzione in termini quantitativi è risultata nell’ordine del 3%, mentre nel caso delle preparazioni a base di carne l’incremento ha oltrepassato il 5%. Oli di oliva ed ortofrutta hanno invece accusato pesanti cali
produttivi.
Il tasso di crescita più attenuato della produzione rispetto a quello dei fatturati mostra quindi, anche l’anno scorso, una tendenza al rialzo dei prezzi medi all’origine e al consumo, fenomeno che ha caratterizzato in generale anche i mercati dei prodotti “convenzionali”.
E’ probabilmente proprio questa spinta dei prezzi, inseritasi nel più vasto fenomeno del “caro-euro” che ha diminuito la capacità di spesa dei consumatori italiani, che si deve l’ulteriore contrazione dei consumi interni.
A bilanciare la riduzione dei consumi interni ha contribuito comunque il cospicuo aumento dell’export, che nel 2003, secondo stime Ismea, è risultato pari a oltre 111mila tonnellate (+5,7% rispetto al 2002), per un controvalore di 1,22 miliardi di euro (+7,5%).
Le esportazioni di prodotti Dop e Igp in Italia nel 2003
(in tonnellate e migliaia di euro)
2003 2002 Var. % 2003 2002 Var. %
TOTALE 111.143 105.142 5,7% 1.220.656 1.136.423 7,4%
di cui:
Formaggi 80.310 73.996 8,5% 574.495 520.864 10,3%
Preparazioni a base di carne 28.975 27.136 6,8% 636.959 598.911 6,4%
Oli extravergini di oliva 944 2.112 -55,3% 7.600 13.315 -42,9%
Ortofrutta e cereali 914 1.897 -51,8% 1.602 3.332 -51,9%
Quantità Valore
Fonte: elaborazioni ISMEA su dati dei Consorzi di Tutela
La quasi totalità dell’export di Dop-Igp è ancora rappresentata dai comparti dei formaggi e delle preparazioni a base di carne, che insieme rappresentano il 98-99% del totale.
Il settore delle Dop e delle Igp, come noto, è caratterizzato da una forte
concentrazione della produzione e dei fatturati.
I primi cinque prodotti, catalogati per fatturato al dettaglio, infatti, rappresentano il 74,5% del valore al consumo ed il 72% del giro d’affari alla produzione, mentre i primi dieci detengono una quota intorno all’89% in entrambi i casi.
Produzione, fatturati alla produzione e al consumo delle prime 10 Dop e Igp in Italia nel 2003
(in tonnellate e milioni di euro)
Prodotti 2003
Incidenza % 2003 Incidenza % 2003 Incidenza %
Prosciutto di Parma 87.922 13,9% 2.089 24,6% 766 17,1%
Grana Padano 144.979 22,9% 1.569 18,5% 922 20,6%
Parmigiano Reggiano 110.952 17,5% 1.453 17,1% 987 22,1%
Prosciutto San Daniele 32.779 5,2% 814 9,6% 361 8,1%
Gorgonzola 46.539 7,4% 406 4,8% 194 4,3%
Primi 5 prodotti 423.171 66,9% 6.331 74,6% 3.230 72,1%
Mortadella di Bologna 34.889 5,5% 314 3,7% 157 3,5%
Mozzarella di Bufala Campana 28.278 4,5% 282 3,3% 200 4,5%
Pecorino Romano 31.160 4,9% 281 3,3% 170 3,8%
Bresaola della Valtellina 8.815 1,4% 220 2,6% 132 3,0%
Speck dell'Alto Adige 10.555 1,7% 181 2,1% 84 1,9%
Primi 10 prodotti 536.868 84,9% 7.609 89,6% 3.973 88,7%
TOTALE GENERALE 632.363 100,0% 8.491 100,0% 4.478 100,0%
Produzione Fatturato al consumo Fatturato alla produzione
Fonte: elaborazioni ISMEA su dati dei Consorzi di Tutela
I restanti prodotti, invece, riguardano realtà rilevanti a livello locale, ma spesso con
un potenziale produttivo ridotto, caratterizzato nella maggior parte dei casi da una scarsa aggregazione e gestione dell’offerta e dalla mancanza di una politica comune di qualità.
Nella graduatoria dei fatturati al consumo nel 2003 è risultato al primo posto il Prosciutto di Parma con poco più di 2 miliardi di euro, seguito dal Grana Padano
con 1,5 miliardi e dal Parmigiano Reggiano con 1,4.
Le prime tre posizioni risultano ribaltate nella graduatoria dei fatturati alla produzione, con il Reggiano al primo posto con un valore di 987 milioni di euro, seguito dal Padano con 922 milioni e dal Prosciutto di Parma con 766.
I consumi domestici dei principali
prodotti Dop ed Igp nel 2003
L’analisi dei consumi di prodotti Dop e Igp è stata realizzata utilizzando i dati del Panel continuativo Ismea/ACNielsen relativo agli acquisti domestici effettuati dalle
famiglie nelle prime case.
Sono esclusi quindi i consumi extradomestici, quelli delle collettività e gli acquisti effettuati nelle seconde case.
Nel 2003 la spesa delle famiglie italiane per i principali prodotti Dop e Igp è scesa sotto la soglia dei 2.100 milioni di euro, con una diminuzione del 4,5% sul 2002.
Il calo è addebitabile in primo luogo ai formaggi Dop, scesi del 5,2%, e in misura minore ai prodotti a base di carne (-1,9%).
In crescita risultano invece gli oli
extravergini di oliva che hanno segnato su base annua un +19,4%. I prodotti
ortofrutticoli non sono invece compresi nella rilevazione Ismea/ACNielsen sia per la difficoltà di rilevazione degli acquisti a marchio sui prodotti freschi, sia per la dimensione poco significativa del mercato delle Dop e Igp ortofrutticole.
Ripartizione per comparto dei consumi domestici di prodotti Dop-Igp
(in migliaia di euro, var. % sul 2002)
2001 2002 2003 Var % 03/02
Formaggi 1.763.274 1.724.932 1.635.160 -5,2%
Prodotti a base di carne 459.645 428.347 420.297 -1,9%
Oli extravergini di oliva 8.692 11.270 13.458 19,4%
Totale 2.231.611 2.164.549 2.068.915 -4,4%
Fonte: Ismea/ACNielsen
Analizzando la serie storica dei dati relativi ai consumi di prodotti a marchio europeo, emerge una contrazione costante degli acquisti nel triennio 2001-2003.
La flessione, inoltre, è risultata più accentuata nel 2003 rispetto al 2002, anno tra l’altro in cui l’introduzione dell’euro e la ridotta capacità di acquisto delle famiglie avevano causato pesanti ricadute sul mercato.
Gli acquisti di prodotti tipici, infatti, sono passati dai 2.231 milioni di euro del 2001 ai 2.164 del 2002 (-3%), per scendere ancora a 2.068 milioni l’anno scorso (-4,5%).
Dinamiche comunque che rispecchiano l’attuale fase di difficoltà dei consumi in Italia, riconducibile a una riduzione del reddito disponibile a livello nazionale, percepita o reale, al perdurare dell’effetto-euro e alle aspettative negative legate alla crisi a livello internazionale.
Questa situazione di stagnazione dei consumi è confermata anche dai dati Istat relativi all’ultimo biennio. In particolare, la spesa totale delle famiglie per beni alimentari e “non food” a prezzi costanti è cresciuta solo dello 0,5% nel 2002 e dell’1,3% nel 2003, mentre i consumi di prodotti alimentari sono aumentati dello
0,8% nel 2002 e di appena lo 0,6% nel 2003.
Occorre inoltre considerare che è in atto un lento ma costante ridimensionamento della spesa per generi alimentari rispetto alla spesa totale, che dal 18,1% del 1993
è scesa nel 2003 al 15,5%.
Diverso andamento, rispetto ai consumi domestici, stanno registrando invece i
pasti e le colazioni fuori casa. I servizi di ristorazione, negli ultimi anni, hanno infatti registrato tassi di crescita notevoli, sottraendo “quote di mercato” ai consumi intra-door. E’ pur vero, tuttavia, che le ultime tendenze dimostrano una inversione di marcia della componente extradomestica che sembrerebbe riportare i consumi
all’interno delle case.
Si tratterà ovviamente di verificare se tale fenomeno assumerà connotazioni
strutturali o se esclusivamente imputabili a fattori congiunturali, quali in particolare gli effetti del change-over e il calo dei consumi, in una fase di crescita economica quasi piatta.
Dall’analisi dei dati ufficiali, comunque emerge che nel complesso il canale extradoor che copre circa un terzo dei consumi alimentari, è passato dai 53.441 milioni di euro del 2001 ai 57.473 del 2003, con una crescita del 3,5% negli ultimi 12 mesi
e del 3,9% tra il 2001 e il 2002.
Tornando all’analisi dei dati Ismea/ACNielsen, se si confronta la contrazione nel 2003 della spesa per prodotti tipici (-4,5%) con il lieve incremento dei consumi dei beni alimentari nel complesso, si evince che a risentire maggiormente delle
difficoltà di vendita sono stati proprio i prodotti di maggiore qualità, caratterizzati da un prezzo più elevato.
Come naturale conseguenza di queste tendenze, si registra un ridimensionamento della quota dei consumi domestici in valore di prodotti Dop-Igp sul complesso dei beni alimentari, che è passata dal 4,7% del 2002 al 4,4% del 2003.
Per quanto concerne la suddivisione della spesa complessiva per prodotti tipici nei vari comparti, si registra nel 2003 una prevalenza dei formaggi con un peso relativo del 79%, seguiti dai prodotti a base di carne (20%) e dagli oli extravergini(1%).
Se si considera il peso degli acquisti domestici nei differenti comparti delle Dop e Igp in rapporto ai totali di ciascun settore, si evince che l’incidenza maggiore nel 2003 spetta sempre ai formaggi (32%), seguiti dai salumi (13%) e a distanza dagli oli extravergini marchiati (1%).
Quello che emerge comunque è l’elevato grado di concentrazione della spesa, che
coinvolge di fatto poche denominazioni. Grana Padano, Parmigiano Reggiano e
Prosciutto di Parma rappresentano insieme il 55% del totale degli acquisti
domestici di prodotti marchiati. Nel 2003 il consumo per l’insieme di questi tre prodotti ha registrato una flessione del 5,1%, che non si discosta molto dalla variazione complessiva degli acquisti di Dop-Igp nel complesso (-4,5%).
Similmente a quanto riscontrato dal lato dell’offerta, quindi, solo pochi prodotti risultano in grado di influenzare in modo determinante il mercato delle denominazioni a marchio europeo.

Conclusioni

Le produzioni Dop e Igp nazionali, come si è potuto constatare, hanno visto negli ultimi tempi crescere in proporzione molto più elevata degli scorsi anni il loro numero, giunto attualmente alla soglia delle 140 unità. Nell’arco di un biennio sono
stati infatti riconosciuti oltre 20 nuovi prodotti, il che ha consentito all’Italia di collocarsi tra le nazioni leader per numero di Dop e Igp. L’Italia è giunta fino a questi livelli grazie alla crescita del numero di riconoscimenti soprattutto nel
comparto dell’ortofrutta e degli oli di oliva. E’ inoltre in forte ascesa il numero di prodotti ancora in attesa dell’imprimatur comunitario.
Sul fronte commerciale, il mercato delle produzioni “tipiche” sta continuando a crescere, sia in termini quantitativi che economici, trainato ancora e quasi esclusivamente dal ristretto gruppo delle produzioni “storiche”.
Nei comparti in cui figura il più alto numero di denominazioni, al contrario, si registrano le maggiori carenze dal punto di vista produttivo, economico ed organizzativo, con un apporto in termini quantitativi limitato rispetto al potenziale e alla produzione del settore di appartenenza.
Anche l’estero sembra premiare gli sforzi dell’Italia sul terreno della qualità.
Nonostante il dilagante fenomeno dell’agropirateria e l’apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, infatti, l’export di Dop ed Igp nel 2003, soprattutto di formaggi, ha mostrato segni di buona vitalità.
L’unica nota dolente in questo comparto si è registrata sul fronte dei consumi
domestici. L’onda lunga del caro-euro e la diminuzione della capacità di spesa degli italiani hanno infatti provocato ancora una flessione complessiva degli acquisti, anche per tali prodotti.
Ovviamente in questo trend generale non sono state coinvolte tutte le Dop e Igp,
con alcuni prodotti tra cui il prosciutto San Daniele, o interi comparti come quello degli oli extravergini di oliva, che hanno segnato al contrario incoraggianti segnali di ripresa.
Da quanto finora esposto, si evince dal lato dell’offerta ancora una forte
concentrazione, con un ristretto numero di prodotti “di peso” e una lunga lista di Dop e Igp con capacità produttive ancora ridotte e soprattutto carenti sul piano organizzativo.
Il valore socio-culturale ovviamente non è inferiore a quello delle grandi produzioni tutelate.
Molte Dop e Igp minori infatti preservano la vitalità economica di zonerurali in cui le condizioni ambientali costituiscono spesso un vincolo alle attività produttive e alla modernizzazione.
Sul versante della domanda, tuttora si registra una scarsa informazione da parte del consumatore, non sempre in grado di percepire, forse anche a causa di una carente comunicazione del settore, il differenziale di qualità e quindi di prezzo.
Oltrefrontiera, le falsificazioni del made in Italy stanno assumendo nel frattempo dimensioni preoccupanti che richiedono risposte concrete.
Per quanto concerne gli aspetti distributivi, un importante e crescente ruolo nella diffusione dei prodotti di qualità è stato in questi anni svolto dalla Gdo.
Se in passato i prodotti “tipici” erano destinati quasi esclusivamente a negozi specializzati e riservati a una ridotta cerchia di consumatori, lo scenario già da qualche tempo sta profondamente mutando. Cresce infatti il numero di referenze nella distribuzione moderna, anche per le Dop e Igp meno note, e si prevede un’ulteriore espansione.
Sono in forte ascesa inoltre le private labels, con diverse linee dedicate
ai prodotti “tipici” del made in Italy.
La Gdo, quindi, ha avuto senza dubbio il merito di allargare la domanda dei
consumatori e di ampliare le conoscenze e l’interesse del grande pubblico verso il mondo delle Dop e Igp.
A fare da volano sono anche i canali extradomestici, che per questo specifico
settore presentano notevoli potenzialità.
Si pensi ad esempio al ruolo della
ristorazione di qualità, degli itinerari enogastronomici e della crescente “moda”, anche negli ambienti più giovani, delle degustazioni.
In conclusione, le prospettive sono complessivamente favorevoli. Restano però da sciogliere alcuni nodi, essenzialmente riconducibili alla scarsa informazione del consumatore e ai fenomeni di concorrenza sleale che tuttora inibiscono la crescita
delle produzioni tipiche tutelate.
Determinante sarà comunque lo sviluppo del quadro economico generale. Primo fra
tutti il superamento dell’attuale crisi dei consumi e l’effettivo passaggio a una fase di crescita più sostenuta, dopo il lento ciclo espansivo che in questi ultimi anni ha allargato il divario tra l’economia nazionale e quella di altri paesi industrializzati,
lasciando all’export il ruolo di unico traino del settore.
– Dati aggiornati ad inizio luglio 2004
Fonte: Ismea