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Un libro per chi vuol conoscere la storia dell’Esselunga

Un libro, ‘Le ossa dei Caprotti’, scritto dal figlio del patron di Esselunga racconta la sua verità e incuriosisce quanti frequentano la nota catena di Supermercati Esselunga.

“Bernardo Caprotti non è stato l’artefice della nascita di Esselunga. L’azienda è stata fondata da un gruppo di manager americani capitanati da Nelson Rockefeller, consigliato a sua volta dalla Cia. Bernardo contribuisce in modo determinante alla crescita di Esselunga, ma solo in un secondo momento. E con il tempo, metterà in ombra tutti coloro che l’hanno resa grande con lui: soci, figli e altri famigliari”. Per la prima volta Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo, allontanato dall’azienda nel 2004, dopo molti anni di silenzio si espone e dice la sua verità nel libro ‘Le ossa dei Caprotti’.

Edito da Feltrinelli, il testo offre un ritratto inedito del padre di Giuseppe, un uomo verso il quale, da un lato, l’autore è molto riconoscente per il bene ricevuto in termini di educazione, orizzonti e benessere economico. Ma al quale, al tempo stesso, imputa non solo la perdita di una parte della propria vita, ma anche di un pezzo di identità, sia come uomo che come manager, capace di dare un importante contributo allo sviluppo del colosso della grande distribuzione.

Il volume, tuttavia, non è solo questo. È anche la storia di una grande famiglia che dalla Brianza crea un impero imprenditoriale. Non un libro di attualità, né un pamphlet o tantomeno un romanzo, bensì un saggio storico sui Caprotti, ricco e ben documentato. L’autore lo fa usando la forza dei fatti, attraverso i quali ripercorre le vicende familiari e imprenditoriali dei suoi antenati che hanno inizio oltre trecento anni fa.

‘Le ossa dei Caprotti’ deve il suo titolo alla passione-ossessione di Bernardo per ossa e cimiteri, al punto che spesso la domenica portava i figli nella chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano, il cui santuario è decorato con ossa e teschi di molti secoli, dal Duecento in poi. Il libro si snoda in un racconto brillante, denso di visioni imprenditoriali, documenti storici, ricordi personali e conflitti laceranti. Con notizie e informazioni inedite. Non mancano neppure storie surreali, come i pranzi di Natale durante i quali Bernardo preferiva ai cori natalizi i discorsi del Duce, e non certo per una vena nostalgica, quanto per stupire e provocare. O come la richiesta, avanzata da Bernardo, di una perizia psichiatrica per il figlio Giuseppe.

Protagonisti della prima rivoluzione industriale, i Caprotti passano dall’essere proprietari agricoli a diventare mercanti- imprenditori, con la produzione dei tessuti filati nelle case dei mezzadri e dei braccianti che lavorano sui loro terreni. Nel 1840 nasce la ditta Bernardo Caprotti di Giuseppe, che dispone di macchinari per la preparazione di filato di cotone. L’espansione è tale che nel 1866 conterà 1500 operai a Carate, Albiate, Giussano, Verano, Paina, Seveso e Cabiate. Nel corso dell’800 si arriva poi alla fabbrica accentrata, ad Albiate, ma anche a Macherio. Così i Caprotti sono diventati degli industriali.

Un secolo dopo è il nonno Giuseppe Caprotti, detto Peppino, che, forte dei finanziamenti americani del piano Marshall e delle sue capacità, fa la fortuna della famiglia.

E sarà proprio quel patrimonio che i fratelli Caprotti e la loro madre useranno per partecipare alla fondazione della Supermarkets Italiani (poi Esselunga), acquisendone in seguito la maggioranza. L’autore ripercorre così le circostanze nelle quali nacque l’attuale azienda della grande distribuzione che trova il suo punto di partenza nella visione del magnate americano Nelson Rockefeller, che ha una concezione degli affari conservatrice ma anche politica e sociale.

Nel dopoguerra, Rockefeller costituisce la Ibec, società che aveva come obiettivo “l’apertura di nuove attività imprenditoriali nei paesi in via di sviluppo”. Attiva inizialmente in Sud America, la Ibec amplierà il suo raggio d’azione in Europa: Rockefeller vede nella sua società, che negli anni ’60 controlla 200 imprese e impiega circa 11mila 500 persone in 33 Paesi, fatturando 5,5 miliardi di dollari, uno straordinario strumento a sostegno di una politica anticomunista.

James Hugh Angleton, padre di uno dei più leggendari agenti della Cia e lui stesso collaboratore dei servizi segreti dell’Oss dopo lo sbarco degli americani in Italia, ha un ruolo importante nelle scelte italiane di Rockefeller. Con l’Ibec, il magnate vuole migliorare il tenore di vita delle persone grazie all’apporto di capitali, management e metodi americani, fra cui il “comprare all’americana”, con supermercati ricchi di merce di qualità buon prezzo.

Si vuole, cioè, rappresentare il tripudio dell’abbondanza. Un concetto che avrebbe avuto una forte presa su una generazione appena uscita dalla guerra. ‘Le ossa dei Caprotti’, però, non è solo la storia di Esselunga; è il ritratto di due secoli di storia italiana, con forti ‘ingerenze’ americane. Ci sono ‘tutti’, in una grande famiglia allargata: da Giuseppe Caprotti, primo industriale, a Peppino Caprotti, nonno dell’autore e artefice dell’ascesa economica e sociale della famiglia nel dopoguerra, a Marco Brunelli, trait d’union tra Rockefeller con i soci italiani e primo presidente della Supermarkets Italiani. E c’è Guido Caprotti, protagonista di questa avventura: con Brunelli, dopo aver dato il via a Esselunga, fonderanno anche Gs, una delle catene italiane più importanti.

Naturalmente c’è anche Bernardo, che con una serie di manager di fiducia, sarà il personaggio principale degli anni’60, ’70 e ’80. Si arriva infine ai figli di Bernardo, Giuseppe e Violetta, protagonisti delle grandi innovazioni degli anni ’90 e degli inizi degli anni 2000. Dai superstore al bio e all’e-commerce, passando dalla carta Fidaty per arrivare alle pubblicità storiche come ‘John Lemon’, ‘Scienziato o Cipolla’, ‘Aglio e Olio’ e ‘Porro seduto’, tanto per citarne alcune.

Nel libro vengono ricostruite anche le faide familiari, ricorrenti e dolorose. Fra queste, le più drammatiche sono quella del bisnonno Bernardo contro il fratello Emilio, quando i Caprotti erano industriali del cotone, seguita decenni dopo dal padre di Giuseppe, Bernardo, con i fratelli Guido, Claudio e la mamma Marianne. E infine il contrasto tra lo stesso Bernardo e i figli Giuseppe e Violetta. Conflitti mai risolti, dai quali l’autore si congeda con dispiacere.