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No del Codex Alimentarius all’uso
del termine “Parmesan” richiesto dagli USA

La Commissione del Codex Alimentarius ha deciso di congelare la richiesta degli Stati Uniti di fare libero uso del termine Parmesan per contraddistinguere le produzioni casearie generiche.
Nessun passaporto internazionale per l'utilizzo del nome Parmesan, quindi per indicare formaggi che imitano (almeno nel nome) il Parmigiano Reggiano, uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, conosciuto e apprezzato all'estero.
Il Codex Alimentarius è l'organismo tecnico di Oms e Fao ed i 171 delegati non sono riusciti ad arrivare ad un accordo di maggioranza, decretando così di bloccare la richiesta degli Stati Uniti che chiedeva di arrivare alla definizione di norme tecniche internazionali per la produzione di Parmesan al di fuori dei limiti previsti dai disciplinari e senza alcun riferimento al legame territoriale all'origine del prodotto.
La proposta Usa è stata respinta con una cospicua maggioranza, che ha unito i Paesi europei per sostenere la proposta di riaprire la decisione su degli standard qualitativi che definirebbero il Parmesan come prodotto generico a livello.
Una decisione importante perché avviene poco prima della conclusione del "Doha Round" in programma a dicembre ad Hong Kong ed in cui l'Italia intende rilanciare la sua battaglia per ottenere un registro multilaterale, che difenda in tutti i Paesi aderenti al WTO le indicazioni geografiche e contrasti ogni forma di contraffazione e di agropirateria.
Nel 2004 dai caseifici statunitensi di Wisconsin e California sono uscite quasi 60mila tonnellate di "Parmesan", una quantità nettamente superiore al totale delle esportazioni italiane di Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo, che superano di poco le 46mila tonnellate.
I responsabili delle Associazioni sono soddisfatti: "la tutela delle denominazioni d'origine protetta e delle produzioni tradizionali e di qualità, è una strada da percorrere senza tentennamenti da parte delle Organizzazione internazionali", ha detto Confagricoltura. "Dall'esito dei negoziati internazionali – ha sottolineato Fedagri-Confcooperative – ci attendiamo la protezione internazionale delle nostre prestigiose denominazioni contro le imitazioni e le usurpazioni che vedono il Parmigiano Reggiano come la denominazione maggiormente danneggiata".
Una vittoria importante per Cia e Coldiretti, che erano state le prime a mettere in guardia su quello che stava avvenendo.
Il Consorzio Parmigiano Reggiano esulta: "Siamo molto soddisfatti dello stop alla richiesta di passaporto per il Parmesan – ha commentato il presidente Andrea Bonati – se fosse stato concesso dalla Fao avrebbe aperto una diga e messo sotto pressione anche tutte le altre indicazioni geografiche.
In questi anni abbiamo lavorato molto insieme al Mipaf.
Si deve continuare su questa strada fino ad arrivare all'approvazione del registro multimediale di tutela delle indicazioni geografiche protette".
Soddisfazione da parte dello stesso Ministro Alemanno, che ha creduto sin dall'inizio in questa battaglia in difesa dei prodotti tutelati italiani.