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La Russia impone l’embargo sui nostri prodotti agroalimentari

ROMA – "Gli effetti dell’embargo imposto dalla Russia ai prodotti agroalimentari italiani iniziano a farsi sentire con il blocco di interi container di Grana Padano che sono stati rispediti indietro mentre gli importatori russi consigliano di non inviare salumi e sono stati rescissi già diversi contratti per la spedizione di ortofrutta". E’ quanto emerge dal primo monitoraggio della Coldiretti sui pesanti effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina, con una lista di prodotti che comprende carne di manzo e maiale, pollo, pesce e frutti di mare, latte e latticini, frutta e verdura provenienti da Ue, Usa, Norvegia, Australia e Canada, con l’esclusione di alcolici e di prodotti per bambini.

"Si tratta di un brusco freno alla crescente domanda di made in Italy sulle tavole dei cittadini dell’ex impero sovietico che avevano cominciato ad apprezzare le specialità nazionali come il Parmigiano Reggiano e il Grano Padano le cui esportazioni sono cresciute a due cifre mentre da qualche mese sono stati bloccati i salumi (salami e salumi freschi) e le carni di maiale fresche con la Russia che- ricorda la Coldiretti- aveva chiuso le frontiere a tutto l'export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui e' membro dal 2012 prendendo a pretesto la scoperta a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia".

"Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia nonostante le tensioni sono comunque aumentate dell’uno per cento nel primo quadrimestre del 2014 dopo che lo scorso anno- sottolinea la Coldiretti- avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro messi ora a rischio dall’annuncio di sanzioni".

In particolare "a rischio- precisa la Coldiretti- ci sono spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro e importi molti piu’ limitati per il pesce che l’Italia spedisce in quantità molto limitate in Russia".
Se i danni diretti per il made in Italy agroalimentare sono stimabili dalla Coldiretti "attorno ai duecento milioni di euro pesanti sono anche quelli indiretti con l’Italia che potrebbe diventare mercato di sbocco di quei prodotti comunitari ed extracomunitari ora rifiutati dalla Russia che rischiano di essere spacciati come made in Italy perché- continua la Coldiretti- non è sempre obbligatorio indicare la provenienza in etichetta".

Ora "siamo di fronte ad una preoccupante escalation dello scontro con una guerra commerciale che conferma la strategicita’ del cibo soprattutto nei periodi di recessione economica- afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo- la Russia colpisce l’agroalimentare perchè sanno che è un elemento di crescita per l’Unione Europea in un momento di stagnazione. Lo dimostra il fatto che le esportazioni agroalimentari made in Italy nonostante la crisi sono cresciute del 5% nel 2013 raggiungendo il valore record di 34 miliardi di euro".

ANCHE IL PROSCIUTTO NELL'EMBARGO RUSSO – La decisione assunta dal governo russo di non importare prodotti agroalimentari dai paesi che hanno imposto o appoggiato le sanzioni per la crisi Ucraina potrebbe comportare per il parmense un costo davvero rilevante. Lo evidenziano in una dichiarazione congiunta il vicepresidente della Provincia di Parma Pier Luigi Ferrari, anche presidente del Distretto del pomodoro da industria Nord Italia, e il deputato Giuseppe Romanini, componente della Commissione Agricoltura della Camera. "Se le notizie che sono state diffuse in queste ore circa il testo del provvedimento assunto dal governo russo saranno confermate per l'agroalimentare del nostro territorio è un colpo durissimo", dichiarano. "Nella lista diffusa rientrano infatti i prodotti di eccellenza e grandissima qualità del nostro territorio, quali il Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma: per entrambi quello russo è un mercato in espansione. Non possiamo che condividere le preoccupazioni già espresse dalle organizzazioni agricole e dal Consorzio del Parmigiano Reggiano per le conseguenze sull'economia agricola e l'agroindustria, particolarmente gravose per la nostra provincia". In più, concludono Ferrari e Romanini, "il divieto di esportare prodotti ortofrutticoli avviene in una fase delicatissima considerata la crisi della frutta estiva. L'auspicio è che in sede europea dove è in corso una valutazione sull'impatto dei divieti imposti da Mosca si possano assumere le misure più appropriate".

A RISCHIO ANCHE LE PERE MODENESI – Allarme rosso di Confagricoltura Modena per le imprese agroalimentari del territorio. Nel modenese, in particolare, i rischi maggiori riguardano un prodotto d'eccellenza come le pere, particolarmente apprezzato a Mosca, dove vengono inviate dalle 2 mila alle 3 mila tonnellate annue di prodotto. Attualmente è in corso il raccolto, le prime spedizioni sono previste per settembre."Da diversi anni- spiega la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi- le esportazioni trainano il settore ed è uno dei pochi segni più nella bilancia commerciale del sistema Italia. Questa decisione del governo russo provocherà danni ingenti al settore, perché ci priva di un partner strategico e interrompe un percorso lungo dieci anni". Dal 2004, infatti, "il comparto ortofrutticolo sta costruendo una rete di relazioni commerciali con l'Est europeo per l'esportazione delle mele e dal 2009 sta facendo la stessa cosa per le pere. Proprio nel momento in cui si stavano raccogliendo i primi risultati, è arrivato questo blocco, che si inserisce in un quadro già preoccupante per l'agroalimentare, a causa del clima instabile e degli sbalzi di temperatura di queste ultime settimane". Insomma "dopo la crisi in Libia- conclude la presidente- arriva un'altra battuta d'arresto per l'export agroalimentare, che potrebbe incidere molto sui bilanci di fine anno. La speranza è che la decisione venga rivista e si possa riaprire un canale commerciale importante come quello russo".

fonte: «Agenzia Dire» www.dire.it