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Francesi (e non solo) indignati per la carbonara senza guanciale di Barilla


Proteste per il nuovo spot del marchio di pasta italiano. L’idea della ricetta “inclusiva” non piace a tutti

La carbonara “inclusiva” senza guanciale suscita una piccola ondata di indignazione pret-à-porter. A proporre la ricetta è stato il marchio Barilla, che ha realizzato il cortometraggio “Open Carbonara”, provando a promuovere una cucina che possa essere assaporata da tutti i bambini, inclusi quelli che non mangiano carne di maiale. Si suppone per motivi religiosi. La pubblicità è stata lanciata proprio in occasione del Carbonara day, la giornata celebrativa di questa ricetta “povera” della cucina romana, capace di conquistare i palati a livelli internazionale, anche grazie ai suoi ingredienti semplici. L’idea di stravolgere la ricetta originale non è stata molto apprezzata. Su Twitter si leggono promesse di boicottaggio, a vantaggio di altri marchi di pasta, e numerose levate di scudi per celebrare la presenza del maiale, nella carbonara così come in generale nella cucina occidentale.

Lo spot

Nella mensa di una scuola di Roma, con bambini di diverse origini, inizialmente non tutti consumano lo stesso pasto. Alcuni gustano la carbonara, ad altri toccano spaghetti al pomodoro, non potendo mangiare carne di maiale. Il padre di una bambina, che di mestiere fa lo chef, cerca quindi di elaborare una ricetta alternativa, priva di guanciale, uova e parmigiano. Stravolge insomma il piatto, inventandone uno nuovo, con patate, zafferano e rape rosse, che solo visivamente ricorda la carbonara, al fine di permettere ai bambini di mangiare tutti la stessa cosa. Il messaggio sotteso è che anche le tradizioni possono essere messe da parte in nome dell’inclusività.

Le accuse

L’idea è stata bocciata da numerosi utenti, che l’hanno classificata come una trovata di marketing di tipo “woke”. Il termine, che definisce chi è “sveglio” e si preoccupa di ingiustizie sociali, viene spesso utilizzato dalla destra per definire con sarcasmo e in maniera dispregiativa attivisti e coloro che solidarizzano con delle cause. Chi condivide l’hashtah #BoycottBarilla si dice preoccupato della scomparsa di una tradizione a favore di una società presumibilmente multiculturale, ma in realtà sottomessa ai dettami dell’Islam. Da segnalare che molti commenti in negativo non provengono da italiani, ma in particolare da persone di lingua francofona. Se ne sta parlando anche in alcuni programmi televisivi. Il tenore delle minacce si riassume in tweet come questo: “Grazie, non comprerò più la vostra pasta. Viva il porco”. Altri hanno un tono di sfida: “Barilla, quando tua madre ci cucinerà un buon couscous di maiale? Aspettiamo con ansia la tua inclusione! e non lesinare sulla pancetta!”, scrive un altro utente.

Famiglia tradizionale

Dal sentimentalismo un po’ melenso delle pubblicità degli anni ’80, quello odierno sembra poter scatenare divisioni più profonde, tra geopolitica e guerre di religione. La mossa sembra quasi voler compensare una dichiarazione del 2013, dove un alto dirigente aveva dichiarato che non ci sarebbero mai stati omosessuali nelle pubblicità del marchio, vista la connessione che negli anni Barilla aveva costruito con l’idea di “famiglia tradizionale”. In quel caso l’inclusività evidentemente non era tra le priorità dell’azienda.

Fonte: Agrifoodtoday