Notizie

Donne afghane: non siete sole

L’Italia è con voi; tutti gli italiani, uomini e donne. Ed è con l’intento di esservi vicine che Euroricette inizia da oggi, a pochi giorni di distanza dall’occupazione dei Talebani delle vostre città, uno spazio per le donne in particolare affinché quel processo mondiale per una vera parità fra i sessi non abbia ad interrompersi. E’ semplicemente una questione di giustizia e dunque far sentire la voce delle donne afghane diventa per tutti noi Paesi democratici, un dovere.

Sohaila è afghana. Ha 45 anni e cinque figli. Ha trascorso la seconda notte da quando i talebani sono arrivati a Kabul, con gli occhi sbarrati. Fissi verso la porta dell’ingresso di casa, con un’unica preghiera in mente: «Speriamo che non arrivino a prenderci». Per tenere al sicuro la sua famiglia sta bruciando tutti i documenti, le fotografie, che raccontano la sua vita negli ultimi anni: di donna indipendente, che lavora, cooperante insieme a @pangeaonlus. Con il telefono stretto tra le mani resta in contatto con le altre donne, amiche, colleghe che come lei hanno paura trascorrono le ore chiuse in casa. Perché uscire può significare morire, perdere tutto.

Ogni qualvolta che nell’immensità delle notizie reperite su Internet vi saranno quelle di maggior interesse ve le proporremo per tenervi informati e per aggiornarvi sugli eventi più salienti:

Testimonianze di donne afghane nel mondo:

@radaakbar, 33 anni, fotografa e artista visiva, sostiene il ruolo della donna e dell’istruzione nella società afghana:

«Questi giorni sono molto duri. Mi sento molto vicina alla morte. Ogni giorno è come fosse l’ultimo. Potranno uccidermi o rimuovermi, il mio corpo fisico, ma non potranno mai uccidere il mio spirito. Non potranno rimuovere o cancellare i miei pensieri. I miei pensieri passeranno alla prossima generazione con o senza di me. E io non li perdonerò mai». Sono queste le parole che Rada Akbar, artista e fotografa afghana di 33 anni, ha affidato a un’intervista poche settimane prima della presa di Kabul da parte dei talebani.
Le parole del popolo afghano che abbiamo letto o sentito in questi giorni, così piene di coraggio, confermano il senso del messaggio di Rada Akbar: sono una testimonianza, restano nel patrimonio condiviso del popolo afghano e di chi verrà. Quello che c’è stato in questi 20 anni, tra il primo governo talebano e il loro ritorno, la libertà che ha permesso di indirizzare i sogni al futuro, di creare opere d’arte, di fondare una nuova identità al femminile, non sono passate invano, anche se vivono il momento più duro. Qui celebriamo il coraggio e la voce di 5 fotografe e artiste afghane le cui opere oggi hanno più valore che mai.

Altri esempi:

@wahidyfarzana studiò di nascosto sotto il regime dei talebani e divenne la prima donna fotogiornalista a lavorare per un’agenzia internazionale. I suoi scatti ritraggono la vita e il coraggio delle donne afghane.

@fatimahhossaini, fotografa afghana-iraniana racconta con bellezza e sensualità storie di identità e femminilità in Afghanistan. Ha fondato e sostiene Mastooraat, associazione che promuove l’espressione artistica.

@hangamaamiri, nata in Afghanistan, cresciuta in Canada, artista e femminista con le sue opere mette in luce come le norme sociali influenzino la vita delle donne afghane.
A cura di @paolammm e @saraemma_ fonte: VanityFair

https://pangeaonlus.org/

Emergenza Afghanistan – il progetto
Pangea è una fondazione che opera a Kabul dal 2003 e quello che abbiamo in Afghanistan non è un progetto ma famiglia.
Abbiamo a cuore tutte le ragazze dello staff e conosciamo una per una tutte le nostre beneficiarie e i loro bambini.
Ovviamente il progetto cambierà nelle prossime settimane, non abbiamo scelta.
Non sappiamo ancora come. Dovremo agire di nascosto e nel silenzio ma Pangea non abbandonerà l’Afghanistan: continuerà a lavorare per le donne e i loro bambini.
Al momento la nostra priorità è mettere in salvo lo staff afghano, donne che in questi anni hanno lavorato con coraggio per aiutare le donne. E che ora rischiano violenze, stupri e di essere uccise.
Dobbiamo metterle in sicurezza per poter ricominciare presto ad aiutare le donne e i bambini a Kabul.

Quello di Pangea a Kabul è un progetto fastidioso per i talebani.
Non è un progetto sanitario utile anche ai talebani.
Ma è un progetto di vitale importanza per le donne e i bambini di Kabul e non possiamo lasciarli soli.

Come fa sempre Pangea, saremo trasparenti e onesti e rendiconteremo al centesimo quanto raccolto.
Vi racconteremo le storie delle donne aiutate e dei loro bambini.
E speriamo di tornare presto a mostrarvi foto e video con i loro sorrisi e i loro occhi felici.