Prodotti tipici

Clementine del Golfo di Taranto

Italia – Frutti allo stato fresco, riferibili alla specie Citrus clementine Hort. ex Tanaka, delle seguenti varietà: Comune, Fedele, Precoce di Massafra (o Spinoso), Grosso Puglia, ISA, SRA 63, SRA 89.
Le principali caratteristiche delle Clementine del Golfo di Taranto Igp sono le seguenti:
– forma sferoidale, leggermente schiacciata ai poli,
– buccia liscia o leggermente rugosa di colore arancio con un massimo del 30 % di colorazione verde,
– colore della polpa arancio,
– calibro minimo 6 (mm 43/52),
– contenuto minimo in succo 40 % del peso frutto,
– rapporto di maturazione: minimo 6:1, ottenuto dal rapporto tra il contenuto in solidi solubili espresso in gradi Brix e gli acidi titolabili espressi in acido citrico,
– apirene, con presenza di un max del 5 % di clementine contenenti al massimo 3 semi.
La zona geografica interessata alla coltivazione delle Clementine del Golfo di Taranto Igp è ubicata nella provincia di Taranto, Regione Puglia, e comprende i comuni di: Palagiano, Massafra, Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Taranto e Statte.
L’origine del clementine non è chiara: secondo alcuni autori sarebbe un ibrido naturale riscontrato in Algeria nel 1898, mentre secondo il Tanaka si tratterebbe di un agrume simile al mandarino di Canton, diffuso in Cina (Citrus clementine Hort.). Le prime introduzioni di specie agrumarie nel territorio della provincia di Taranto si possono far risalire al XVIII secolo, ma solo nel XX secolo si assiste alla diffusione degli agrumi in coltura specializzata. Il territorio interessato alla denominazione ha il suo baricentro, sia geografico che socio-economico, nei comuni della provincia di Taranto che si affacciano sul golfo omonimo. Negli anni ’50, con l’avvio della Riforma fondiaria, grazie al reperimento, captazione e creazione di adeguate risorse irrigue, la coltura degli agrumi inizia il processo di espansione e specializzazione per assumere la connotazione di coltura preminente nella zona delimitata. Il clima caldo, soleggiato e poco umido del territorio che si affaccia sul golfo di Taranto incide positivamente sui processi di accrescimento e maturazione dei frutti e sull’acquisizione di eccellenti caratteristiche qualitative, quanto a colore, sapore e serbevolezza. La rintracciabilità del prodotto è garantita dal fatto che i produttori delle Clementine del Golfo di Taranto devono iscrivere i propri agrumeti in un apposito elenco attivato, tenuto ed aggiornato dall’organismo di controllo. I produttori sono tenuti a comunicare gli estremi catastali per l’individuazione degli stessi agrumeti, la superficie, il sesto e l’anno d’impianto.
La forma di allevamento utilizzata per la coltivazione delle clementine del Golfo di Taranto è il globo-vaso, la potatura è praticata ogni anno a primavera inoltrata con tagli limitati specialmente nei primi anni.
La densità di piante è compresa tra le 350 e 750 per ettaro, nei nuovi impianti la densità non supera le 500 piante per ettaro. Elemento importante, fra le tecniche di coltivazione, è l’irrigazione che viene praticata in quasi tutti i periodi dell’anno, in assenza di piogge. Il metodo più in uso è quello a goccia o a zampillo, diretto e lontano dalla proiezione della chioma, per evitare possibili attacchi di marciumi nella zona del colletto della pianta. La produzione unitaria massima consentita è di 50 tonnellate per ettaro. La raccolta dei frutti deve essere effettuata a mano, con l’ausilio delle forbici, evitando che i frutti vengano deteriorati. I frutti devono essere raccolti asciutti, senza foglia o con qualche foglia. I frutti privi di calice (rosetta) sono esclusi, mentre la tecnica della deverdizzazione non è ammessa.
Il territorio che si affaccia sul Golfo di Taranto è da ritenersi ideale per la coltivazione degli agrumi in quanto i terreni, omogenei e quasi sempre pianeggianti, sono fertili, profondi e ben drenati. L’ottima esposizione a sud e l’esistenza della dorsale collinare della Murgia che ripara dai venti freddi del Nord contribuiscono a caratterizzare l’areale di produzione. Al fine di riparare le piante di clementine dai venti che spirano da Sud, come lo scirocco ed il libeccio, che provenendo dal mare possono causare danni alle piante, i produttori spesso ricorrono alla creazione di barriere frangivento sia con specie vegetali che con opportune reti. Le temperature sono favorevoli a tale coltura perché raramente scendono sotto gli 0 °C e le sensibili escursioni termiche tra la notte ed il giorno, che si verificano durante il periodo di maturazione, favoriscono le qualità estetiche ed organolettiche dei frutti. Le condizioni climatiche favorevoli per la coltivazione della specie ha permesso di riscontrare ed individuare in tale area produttiva delle mutazioni spontanee della varietà inizialmente e generalmente coltivata, il Comune, che per caratteristiche morfologiche e qualitative dei frutti sono assurti ad un ruolo importante prendendo, per alcuni di loro, anche il nome della località geografica, come il Grosso Puglia ed il “Precoce di Massafra”. La coltivazione di questa specie ha assunto in questa area una forte specializzazione ed una connotazione che va oltre la semplice coltivazione agraria; la conferma dell’interesse economico e sociale per la produzione delle clementine è dimostrata dalla realizzazione dal lontano 1970 della sagra del mandarino, momento di dibattito e di riflessione sulle prospettive di tale coltura, assumendo il prodotto una notorietà affermata sui mercati nazionali legata alle caratteristiche qualitative del prodotto (organolettiche e commerciali).