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La rinascita silenziosa del Brachetto: dalla distillazione in tempi di crisi al rilancio in Piemonte

Dopo l’erbaluce di Caluso, la Regione sceglie il brachetto come Vitigno dell’anno 2024. Così questa varietà autoctona prova a lasciarsi alle spalle le difficoltà sui mercati che l’avevano portata a chiedere e ottenere la misura emergenziale della distillazioneAscolta questo articolo ora…Il brachetto è il “Vitigno dell’anno 2024”. L’annuncio è stato fatto dall’assessorato all’Agricoltura, cibo, caccia e pesca della Regione Piemonte, nell’ambito dell’iniziativa che da alcuni anni punta a valorizzare e raccontare i vitigni autoctoni del Piemonte al grande pubblico. Il progetto ha come obiettivo focalizzare l’attenzione su quelle produzioni di qualità certificate che caratterizzano profondamente interi territori e che, pur presentando elevate qualità intrinseche del prodotto e potenzialità competitive sui mercati internazionali, necessitano di specifiche azioni di valorizzazione sul territorio da parte della Regione. La produzione di vino Brachetto, va ricordato, ha subito una riduzione negli ultimi anni. In particolare, i produttori hanno chiesto e ottenuto l’applicazione della misura emergenziale della distillazione di crisi nel 2023.

Il piano per la promozione

L’attenzione della Regione su questo vitigno durerà per tutto il 2024, accompagnando l’assessorato Agricoltura e cibo in tutti i suoi eventi. Al Vinitaly il passaggio di testimone dal vitigno scelto per il 2023, l’erbaluce di Caluso, e il brachetto. «Un vitigno autoctono con caratteristiche uniche nel suo genere, con origini antichissime che risalgono leggendariamente ai tempi dell’Impero Romano, che merita di essere valorizzato e considerato a livello nazionale ed internazionale proprio per la sua unicità», ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura e cibo, Marco Protopapa.

I numeri del Brachetto

In Piemonte, la zona di produzione del vitigno Brachetto (vitigno a bacca nera) si estende per 925 ettari e comprende il territorio nell’Alto Monferrato, con 26 comuni coinvolti, appartenenti alle province di Alessandria e Asti. Sono 380 le aziende vitivinicole produttrici. Nell’annata 2023/2024 è stata rivendicata una produzione di circa 5mila tonnellate di Brachetto a denominazione di origine. Il vitigno brachetto fu decimato dalla fillossera nel XIX secolo, tanto che si è quasi estinto, ma fu poi rilanciato nella seconda metà del XX secolo. Il vino Brachetto d’Acqui ha ottenuto prima la Doc nel 1969, e poi la Docg nel 1996. Le principali denominazioni sono Brachetto d’Acqui Docg (o Acqui Docg), anche nelle versioni spumante e passito, e Piemonte Brachetto Doc.

Fonte: gamberorosso