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Continuano serrate le proteste degli agricoltori

Le testimonianze dal Nord al Sud della Penisola

31.01.2024 – Continuano a sfilare i trattori e altri mezzi agricoli nelle diverse regioni italiane, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà del settore e, in particolare, sull’impoverimento di chi lavora la terra, seguendo dunque l’esempio delle manifestazioni di protesta indette in altri Paesi europei, come Germania, Paesi Bassi, Francia, Belgio e anche Spagna.

Ieri, 30 gennaio 2024, altre proteste si sono registrate in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Sardegna, Umbria, Liguria dopo quelle già in atto in Puglia, Lazio, Campania, Calabria. Citando qualche esempio, ad Anagni, in provincia di Frosinone, una quarantina di mezzi agricoli ha bloccato il traffico della Cassia nord, una delle principali porte di accesso alla città. A Foggia oltre quattrocento trattori provenienti da tutta la provincia hanno invaso il centro urbano. Manifestazioni anche nella provincia di Avellino, con una sfilata di cento trattori, e in provincia di Rieti. A Udine, una settantina di mezzi ha sfilato in corteo verso il centro. A Ravenna, organizzato un corteo di una trentina di trattori. Circa una trentina di trattori ha sfilato anche in provincia di Bergamo. Presidi e cortei a Voghera, Brescia e Melegnano, dove la protesta dovrebbe durare almeno cinque giorni.

Emilia Romagna
Dal 22 gennaio scorso (cfr. FreshPlaza del 14/01/2024) gli agricoltori italiani sono scesi in piazza e nelle strade: tra loro, i frutticoltori emiliano romagnoli sono stati fra i primi a mobilitarsi. “Sono diversi i punti – spiega Paolo Stevanin, frutticoltore emiliano e rappresentante del COPOI – che gli agricoltori vogliono mettere al centro dell’attenzione: in primo luogo un riconoscimento del costo di produzione, affinché non si lavori più sottocosto; la modifica della legge 102/2004 e un nuovo piano assicurativo nazionale; l’accesso al credito agevolato per salvare tante aziende in difficoltà momentanea, a causa dell’aumento dei costi di produzione e del relativo calo delle remunerazioni dei prodotti; moratoria bancaria e fiscale, al fine di consentire un po’ di respiro alle aziende”.

Anche l’Unione europea è nel mirino dei protestanti: “La transizione ecologica – continua Stevanin – non può e non deve pesare in modo drammatico sugli agricoltori. La strategia Farm to Fork deve necessariamente tenere conto delle esigenze produttive degli agricoltori e dell’agricoltura, con un periodo di salvaguardia per piccole e medie aziende agricole. Gli accordi bilaterali con i vari paesi extra UE devono a scadenza essere necessariamente rivisitati e rinegoziati, dando priorità nei mercati ai prodotti italiani. Infine, si devono rivedere le direttive che prevedono la cessazione, entro il 2026, delle agevolazioni sul gasolio agricolo”.

Puglia
Diverse le manifestazioni spontanee e pacifiche, cortei e presidi permanenti che continuano a svolgersi nelle diverse province pugliesi.

Da Lucera, in provincia di Foggia, dove da oltre una settimana è attivo un presidio con un centinaio di trattori, Francesco Giambattista, Antonio De Rosa e Giulio Capobianco, tra i rappresentanti del gruppo di manifestanti, hanno spiegato: “Fortunatamente, la partecipazione è elevata e riguarda anche chi è esterno al settore. La protesta andrà avanti: vogliamo far valere le nostre ragioni verso le politiche green dell’Unione Europea, l’aumento esorbitante dei costi, specie del carburante, e le difficoltà di ogni natura riguardanti la manodopera. Dopo il tavolo tecnico deludente, avutosi con le istituzioni lo scorso venerdì pomeriggio, in cui non si è raggiunto alcun accordo, continueremo a manifestare, assicurando la nostra presenza nei luoghi d’incontro con delle turnazioni, per portare avanti comunque le consuete attività imprenditoriali”.

“Rispetto alle sporadiche proteste degli anni passati, stavolta pare esserci una maggiore consapevolezza anche da parte della gente comune sull’importanza del settore agricolo per l’economia nazionale. Il malessere è comune e riguarda dunque anche i consumatori. Per questo motivo, i concittadini ci comprendono e sostengono”.

Lunedì 29 gennaio, nella Capitanata, si è svolto un lungo corteo di trattori, appartenenti a tutti i presidi della provincia, diretto verso il centro abitato di Foggia, durante il quale, da quanto ci riferiscono gli imprenditori agricoli locali, hanno sfilato circa 900 trattori e mezzi. Nell’occasione sono state consegnate gratuitamente orticole di stagione, come brassicacee e finocchi.

Nella provincia di Bari, invece l’ultimo corteo, organizzato dagli agricoltori di Noci, già in presidio da sette giorni, si è svolto proprio nella giornata di ieri. A partecipare sono stati diversi coltivatori del sud-est barese. Sono molti dunque i problemi del comparto per i quali si chiedono risposte urgenti e sostegni dal governo nazionale, regionale ed europeo.

Basilicata
Sono tre finora i presidi attivi e permanenti in Basilicata: Policoro, Irsina e nel Vulture-Melfese. Rocco Albini, promotore del comitato spontaneo di Policoro, spiega: “Dopo il corteo di domenica 28 gennaio lungo la strada statale 106 con oltre 160 mezzi in marcia, domani (si legga 31 gennaio 2024) saremo in regione dal presidente Bardi e dal Prefetto. Apprezziamo gli sforzi del governo regionale per fornire gas e acqua gratis ai lucani, ma siamo convinti che tanto ancora si possa fare per agevolarci, ad esempio con i carburanti, visto che la Basilicata è terra di estrazioni petrolifere. Chiediamo poi interventi immediati per la risoluzione dei danni da animali selvatici e per le criticità socio-economiche rese più complicate dai conflitti internazionali in atto e dal cambiamento climatico. Gli agricoltori che partecipano a queste proteste sono liberi: ci sentiamo traditi anche dalle associazioni di categoria”.

Calabria: verso lo scioglimento dei presidi permanenti nell’Alto Ionio catanzarese e nel crotonese
Anche in Calabria ad oggi sono attivi molti presidi: Rende, Spezzano Albanese, Rosarno, Pizzo, località passo vecchio Crotone, Botricello e altri. Ma da ieri 30 gennaio, almeno nell’Alto Ionio catanzarese e nel crotonese, pare si vada verso lo scioglimento dei presidi permanenti degli agricoltori, che da giorni portano avanti una ferma e decisa protesta contro la crisi che sta mordendo un intero sistema produttivo. Sempre nella giornata di ieri, la protesta si è allargata alla provincia di Reggio Calabria, dove i manifestanti hanno bloccato la Jonio-Tirreno, la strada a scorrimento veloce che collega la piana di Gioia Tauro alla Locride.

Dall’area montana della Sila, l’agronomo Francesco Paese del Raggruppamento agricoltori silani dichiara: “Avendo avuto un incontro con il Prefetto della provincia di Cosenza nella serata della manifestazione del 22 gennaio 2024, abbiamo concordato con lo stesso una pausa di almeno venti giorni, in attesa di risposte concrete alle nostre rimostranze. Se tali risposte non arriveranno, siamo pronti a ripartire più determinati di prima”. L’agronomo sottolinea però che la protesta ha un senso se condotta in maniera civile. “Personalmente, non condivido assolutamente le modalità estreme che si sono viste in Francia, sfociate nella violenza a carico di altri lavoratori”.

Francesco Paese evidenzia, inoltre, quanto le associazioni di categoria siano sempre più distanti: “Gli agricoltori si sentono traditi e minacciano di bruciare le loro tessere di appartenenza, non sentendosi assolutamente tutelati. In alcuni interventi delle principali associazioni di categoria sembra quasi si evidenzi come coloro che sono scesi in piazza stiano effettuando una protesta inutile, e quindi che le migliaia di agricoltori che stanno presidiando molte strade in tutte le regioni italiane siano addirittura ‘pazzi’. Vogliamo ricordare che la funzione principale delle organizzazioni di categoria dovrebbe essere quella di farsi portavoce della volontà dei propri iscritti, in merito a determinate problematiche, che comunque dovrebbero essere precedentemente discusse e quindi decise in base alla volontà della maggioranza”.

Fonte: Freshplaza.it

A cura di Vincenzo Iannuzziello, Maria Luigia Brusco e Cristiano Riciputi.