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Zafferano e radicchio “new entry” fra i prodotti tutelati dall’Ue

Si rafforza la leadership dell'agricoltura italiana in Europa in fatto di qualità e tipicità.
Con il riconoscimento da parte dell'Unione europea della Dop allo Zafferano di Sardegna e dell'Igp al Radicchio di Verona, si aggiungono altri prestigiosi prodotti legati al territorio e si allunga il già consistente elenco di Dop (114) e di Igp (62), per un totale di 176.

Ad evidenziarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale esprime "soddisfazione per il crescente ruolo che sta assumendo il mondo agricolo nazionale in questo particolare campo, ma nello stesso tempo esprime preoccupazione per l'incombente minaccia dell'agropirateria, delle falsificazioni e delle imitazioni dei marchi che ogni anno provocano al settore primario un danno di più di 2,8 miliardi di euro".

"Un fenomeno – sottolinea la Cia in una nota – che va combattuto e contrastato con la massima fermezza. Le Dop e le Igp italiane che rappresentano la punta di diamante, in termini di qualità, nel panorama agroalimentare europeo. Per l'Italia queste produzioni non hanno solo un rilevante aspetto economico, ma sono anche una parte importante della nostra cultura, del nostro saper fare, dei valori legati al territorio, e spesso anche dei nostri paesaggi. Salvaguardare e valorizzare queste nostre produzioni è un fatto di vitale rilevanza non solo economica e non solo per l'agricoltura".

"Il nostro Paese – aggiunge la Cia – detiene così un consolidato primato a livello comunitario con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine tutelata. Ci seguono la Francia, la Spagna e il Portogallo. Sono prodotti, quelli a denominazione d'origine che, oltre a rappresentare l'immagine stessa dell'Italia all'estero, costituiscono un settore economico che ha un fatturato al consumo di circa 9 miliardi di euro ed un export di circa 2 miliardi di euro. Prodotti che, inoltre, danno lavoro, tra attività dirette e indotto, a più di 300 mila persone e che sono una risorsa insostituibile per l'economia locale, in particolare per alcune zone marginali di montagna e di collina che, altrimenti, non avrebbero molte altre possibilità di sviluppo".