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Vinitaly: “nel vino contano qualità e varietà

Non serve essere grandi per lavorare con la Gdo.

La differenziazione dell’offerta necessaria alla distribuzione organizzata per fidelizzare i clienti trova nella grande varietà enologica italiana ampio spazio di scelta. Per questo i grandi numeri diventano meno importanti rispetto all’esigenza di ampliare e approfondire l’assortimento sugli scaffali. In preparazione del B2B Buyers’ Club, Vinitaly apre il dibattito intervistando i rappresentanti di alcuni dei marchi della gdo, delle organizzazioni di categoria e dei produttori.

Verona, 26 marzo 2013 – “Il mercato del vino presenta ancora una notevole frammentazione
dell’offerta permettendo così alla distribuzione organizzata di muovere più facilmente le leve della
differenziazione dei propri prodotti e di effettuare scelte strategiche diverse rispetto ai competitor”:
con questa affermazione Simone Pambianco, product manager prodotti a marchio Despar Italia spazza
via il luogo comune che per lavorare con la gdo servono grandi numeri.
Un riconoscimento al valore competitivo della grande varietà dell’enologia italiana condiviso da
Billa e Unes, ma anche da Uiv e Federdoc, oltre che da Terra e Cielo, produttore leader nella
vendita di vino nella gdo. A loro Vinitaly ha posto una serie di domande per approfondire il tema
dei rapporti tra produttori vitivinicoli e grande distribuzione organizzata. Le risposte sono
pubblicate su http://aspettando.vinitaly.it, dove tutti possono intervenire commentando le risposte e
offrendo il proprio personale punto di vista.
Il vino è un prodotto strategico per le catene della distribuzione organizzata, che negli anni hanno
ampliato e approfondito l’offerta. Vinitaly, il più importante salone internazionale del vino in
programma dal 7 al 10 aprile, è ormai da anni impegnato nel favorire i rapporti commerciali tra le due
parti con il B2B Buyers’ Club: “Un modo intelligente di mettere in contatto domanda e offerta – dice
Alfonso Ruffo, buyer senior bevande di Billa -. Noi partecipiamo per cercare realtà nuove che abbiano
voglia di crescere, di investire e al tempo stesso siano in grado di offrire prodotti con buon rapporto
qualità/prezzo”.
Anche Unes partecipa al Buyers’ Club, alla ricerca – spiega Massimo Perini, category marketing
manager – “oltre che dei marchi più noti del panorama enologico, anche delle cantine che possano
rappresentare espressione di particolarità e unicità per il cliente”.
“La questione essenziale per diventare partner della distribuzione moderna non è tanto quantitativa,
ma qualitativa”, afferma Domenico Zonin, presidente di Uiv, che vede nella gdo un partner privilegiato
“non solo perché oggi veicola il 70% del vino che viene consumato a casa, ma perché è il soggetto che
può supportare i produttori nella corretta informazione sui consumatori sugli sforzi che le cantine
continuano a sostenere per qualificare il prodotto”.
“In questo senso la gdo è al passo coi tempi – dice Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc -,
avendo talvolta a disposizione nei centri commerciali l’esperto di vino o il sommelier, che svolge nel
suo reparto il lavoro che fa l’operatore in enoteca: cura l’assortimento, lo stoccaggio, la presentazione
del prodotto, si occupa dell’acquisto, con riferimento anche alle piccole produzioni di qualità”.
Certo non basta essere differenti per attrarre la gdo, perché se è vero che “il rapporto con la
distribuzione organizzata non è solo per chi fa grandi numeri – come dice Luca Cielo, direttore generale
di Cielo e Terra – è però fondamentale garantire un alto livello di servizio nelle tempistiche di consegna
e nella flessibilità dei volumi”.
Leggi su http://aspettando.vinitaly.it le interviste complete e partecipa al dibattito.

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