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Un superministro per il “bello e il buono” dell’Italia

Il bisogno di integrare le politiche di promozione culturali, turistiche ed agricole per rendere più efficiente la valorizzazione delle qualità italiane nel mondo Un Superministro per il Bello e il Buono dell’Italia. Lo propone l’Associazione nazionale delle Città del Vino (550 comuni associati in tutta Italia uniti dalla vocazione vitivinicola di qualità) che chiede al futuro governo che si insedierà dopo le elezioni politiche del 9 aprile, di prevedere l’istituzione di un nuovo ministero: quello del Bello e del Buono d’Italia, che riunisca le competenze di agroalimentare, cultura e turismo, ovvero che riunisca le eccellenze che rendono il “marchio Italia” noto in tutto il mondo. La proposta nasce dalla necessità di spostare il dibattito politico sul terreno delle cose concrete da fare per rilanciare l’economia italiana in un momento in cui s’intravedono timidi segnali di ripresa, per ridare fiducia al mondo imprenditoriale e per ottimizzare l’uso delle risorse finanziarie disponibili. L’agricoltura, intesa come produzioni tipiche di qualità (vini Doc e Docg, prodotti agroalimentari Dop e Igp, ecc.), il turismo (inteso come città d’arte, paesaggi, patrimonio monumentale) e la cultura (intesa sia come beni ambientali, monumenti e beni artistici, ma anche come artigianato artistico, innovazione e produzioni culturali, spettacoli) sono i tre elementi che caratterizzano le migliori eccellenze del Made in Italy. Lo dimostra anche la recente Borsa Internazionale del Turismo recentemente conclusa a Milano che riconferma un dato importante: le tre principali motivazioni che spingono il turista a visitare l’Italia sono l’arte e la cultura, l’ambiente e il paesaggio, il vino e la gastronomia. E questi tre macro-elementi, messi assieme, rappresentano la considerevole quota del 30% del Prodotto Interno Lordo del nostro Paese. Tutto questo, nonostante che l’Italia sia scivolata al quinto posto tra le più gettonate mete turistiche mondiali, dopo Usa, Francia, Spagna e Cina; eppure lo Stivale detiene oltre il 65% dei beni artistici epresenti al mondo. Ebbene, questi tre elementi rappresentano il più moderno sistema integrato di offerta che in nostro Paese è in grado di mettere in campo e per la loro valorizzazione c’è oggi bisogno di un deciso salto di qualità, che deve essere fatto prima di tutto dalla politica, coinvolgendo in modo trasversale tutte le migliori forze che il sistema Italia è in grado di attivare: capacità imprenditoriale, tradizioni forti, qualità dei prodotti, bellezza del territorio, qualità della vita dei cittadini. “C’è bisogno di un sussulto – afferma Floriano Zambon, presidente dell’Associazione nazionale Città del Vino e sindaco di Conegliano, uno dei distretti del vino più importanti d’Italia – che sposti l’attenzione su scenari nuovi. Abbiamo bisogno di valorizzare, in modo integrato ed efficace, quanto di bello e buono l’Italia è in grado di offrire. Per far questo occorrono politiche integrate, sinergie tra pubblico e privato, strumenti di promozione condivisi. L’obiettivo deve essere quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini e rendere così sempre più accoglienti i nostri territori, e di conseguenza luoghi ancor più appetibili per il turista”. Alcuni strumenti per attuare quest’idea già ci sono: le Strade del vino, i Distretti rurali, i Sistemi turistici locali costituiscono la base da cui partire. Essi dovranno integrarsi e diventare un unico valido strumento di valorizzazione e di promozione delle qualità italiane, siano esse alimentari, vitivinicole, artigianali, culturali. Valentino Valentini, Sindaco di Montefalco, un paese nel cuore dell’Umbria che dell’eccellenza vitivinicola ha fatto la sua bandiera, è pienamente d’accordo e rilancia: “Cosa sarebbe oggi Montefalco senza il suo grande vino? Ma il vino da solo non basta. Esso, pur eccellente, ha bisogno di un ambiente tutelato, di un territorio ben tenuto, di città e monumenti salvati dal degrado, di cittadini coscienti della propria identità, di bravi produttori disposti ad investire non solo nella propria azienda, ma anche nella gestione stessa del territorio”. Così come sta avvenendo a Montepulciano, in provincia di Siena, dove il Consorzio del Vino Nobile ha stretto un patto con il Comune perché gli investimenti dei produttori finalizzati al recupero architettonico della Fortezza siano detassati dalle imposte locali; o come sta facendo un altro produttore di vino, Gianni Masciarelli, che ha concordato con il suo Comune, San Martino della Marrucina in provincia di Chieti, di contribuire alle spese per la risistemazione urbana del paese ottenendo in cambio agevolazioni fiscali. Tutto, ovviamente, alla luce del sole. Il superministero, dunque, dovrebbe sostenere l’integrazione tra le politiche di sviluppo ambientale, culturale e agricolo, perché pensare oggi di procedere in ordine sparso significa gettare al vento la grande opportunità che la qualità italiana può esprimere. C’è bisogno di fare di più e meglio. L’associazione nazionale Città del Vino si mette a disposizione di chi voglia condividere con essa questo percorso di progresso culturale, sociale ed economico.