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Ue: occorrono migliori condizioni di vita negli allevamenti di polli

Il Parlamento propone norme più severe per migliorare la vita dei volatili allevati per le loro carni.
Contrario ai trattamenti crudeli, chiede alla Commissione di rendere sistematiche le sanzioni per gli allevatori che non rispettano le norme europee.
Sono anche auspicate etichette armonizzate e più complete delle carni, per consentire scelte consapevoli ai consumatori ed è sollecitato il divieto di importare polli dei paesi terzi allevati senza rispettare disposizioni simili a quelle europee.
La proposta della Commissione intende migliorare il benessere degli animali nell’allevamento intensivo di polli mediante norme tecniche e di gestione per gli stabilimenti, compresi un potenziamento della sorveglianza sugli allevamenti e un maggiore flusso d’informazioni tra produttore, autorità competenti e macello sulla base di un monitoraggio riguardante specificamente l’aspetto del benessere.
Al settore, fino ad oggi, si applicano solo le norme generali della direttiva 98/58/Ce riguardante la protezione degli animali negli allevamenti. La direttiva si applica ai polli allevati per la produzione di carne, ma non agli stabilimenti con meno di 100 animali, a quelli con gruppi di polli da riproduzione e agli incubatoi.
Gli Stati membri, d'altra parte, restano liberi di adottare misure più rigorose.
La Commissione propone che nelle singole unità degli stabilimenti sia rispettata una densità di polli per metro quadro che non superi i 30 chilogrammi di peso vivo. I deputati, pur concordando su tale limite, chiedono che la densità massima sia calcolata come media degli ultimi tre gruppi per consentire una leggera variazione nel peso degli animali, dovuta a fattori indipendenti dalla volontà dell'allevatore, come ad esempio un ritardo nella macellazione. Tuttavia, per ogni gruppo, la densità non potrà superare i 32 kg/m2. Se l'allevatore si attiene a norme supplementari, specificate in un altro allegato, la Commissione lasciava la facoltà agli Stati membri di derogare alla norma generale, consentendo loro di fissare una densità di 38 kg/m2.
I deputati, come nel caso precedente, inseriscono invece il principio della media, stabilendo a 40 kg il limite per singolo gruppo. Tuttavia, chiedono che, a partire dal 2013, la densità di allevamento degli animali non possa superare i 34 kg/m2 e, prevedendo sempre il gioco della media, limitano la densità per un qualsiasi gruppo a 36 kg/m2.
Le norme sulla densità non si applicano però ai polli allevati all’aperto. In un allegato della direttiva è specificata una serie di norme dettagliate che debbono essere rispettate in tutti gli stabilimenti riguardo agli abbeveratoi, alla somministrazione del mangime, allo strame, alla ventilazione, al riscaldamento, al rumore e alla luce. Ma anche in materia di ispezioni, di pulizia, di tenuta dei registri e di interventi chirurgici. A tale proposito, il Parlamento estende a tutti gli stabilimenti, intensivi o meno, le disposizioni relative ai sistemi di ventilazione, riscaldamento e raffreddamento. Ad esempio, la temperatura interna non potrà superare quella esterna di più di 3 gradi, quando quest'ultima è superiore a 30° C, mentre l'umidità relativa non potrà superare il 70%, quando la temperatura esterna è inferiore a 10° C. Inoltre, elevano da 20 a 50 lux l'intensità dell'illuminazione priva di sfarfallio negli edifici in cui sono allevati i polli durante le ore di luce e sopprimono la facoltà di troncare il becco ai polli per prevenire
«plumofagia e cannibalismo».
Il mangime, infine, dovrà essere sempre disponibile oppure andrà somministrato a intervalli fissi, senza poter essere ritirato prima di 12 ore dal momento previsto per la macellazione. Non oltre i sei mesi successivi alla data di adozione della presente direttiva, al posto dei due anni proposti dalla Commissione, quest'ultima dovrà presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla possibile introduzione di «un sistema di etichettatura specifico, armonizzato e obbligatorio a livello comunitario per la carne, i prodotti della carne e i preparati di carne di pollo».
Tale relazione dovrà essere basata sul rispetto dei criteri relativi al benessere degli animali e, aggiungono i deputati, «corredata di chiare informazioni sulle norme di produzione e sull'origine del prodotto». A loro parere, inoltre, sull'etichetta dovranno figurare la densità di allevamento dei polli negli stabilimenti, l'età dell'animale o altri parametri di cui il consumatore auspica si tenga conto.
Per i deputati, d'altra parte, i sistemi volontari per l’etichettatura della carne di pollo meritano di essere fortemente incoraggiati dalle organizzazioni dei produttori, dalle autorità competenti degli Stati membri e dalla Commissione «poiché rispondono ad una domanda crescente da parte dei consumatori».
La chiarezza delle informazioni fornite, infatti, consente di operare una scelta responsabile al momento dell'acquisto, nell'interesse dell'allevatore, del consumatore e degli animali.
La relazione dovrà anche considerare le possibili implicazioni socioeconomiche, gli effetti sulle controparti economiche della Comunità e la conformità del sistema di etichettatura con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Infine, dovrà essere accompagnata da proposte legislative adeguate, tenendo conto di tali considerazioni e dell’esperienza ottenuta dagli Stati membri nell’applicazione dei sistemi di etichettatura volontari.
Gli Stati membri dovranno definire le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni nazionali adottate in base alla direttiva e prendere tutte le misure necessarie per garantirne l’attuazione.
Le sanzioni dovranno essere efficaci, proporzionate e dissuasive. I deputati, in proposito, aggiungono che, salvo in casi manifesti di abbandono o di maltrattamento che richiedono un intervento immediato, le sanzioni dovranno essere anche graduali. Per i deputati, inoltre, la Commissione dovrà adoperarsi per stabilire una norma ai sensi della quale gli esportatori che immettono carne di pollo sul mercato europeo dovrebbero soddisfare gli stessi requisiti in materia di benessere animale cui si attengono gli allevatori europei. Facendo proprio un emendamento proposto dall'Alde/adle, è pertanto chiesto all'Esecutivo di organizzare azioni volte a incoraggiare gli importatori comunitari di carne di pollo e a richiedere dai loro fornitori il rispetto degli standard europei sul benessere degli animali.
Occorre poi che la Commissione controlli e, se del caso, vieti l'importazione di polli da paesi terzi provenienti da allevamenti che non rispettano disposizioni in materia di benessere analoghe a quelle che saranno adottate dall'Unione europea. L’allevamento di polli per la produzione di carne è un comparto importante del settore dell’allevamento nell’Ue. Ciò è dimostrato dal fatto che ogni anno nell’Ue a 15 sono macellati più di 4 miliardi di polli per produrre carne, un numero di animali superiore a quello di ogni altro sistema di allevamento.
Con l’adesione dei dieci nuovi Stati membri il 1° maggio 2004, la quota è aumentata di circa il 18%.
La produzione degli allevamenti italiani è più che sufficiente a rispondere alla domanda dei consumatori nazionali.
In Italia operano 6.000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, circa il 6,5% del valore dell'intera agricoltura italiana.