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Respinto il ricorso dell’Italia a difesa di alcune denominazioni dei propri vini

La Corte di giustizia dell’Ue di Lussemburgo ha respinto il ricorso dell’Italia contro il regolamento Ce316/2004 recante modifica al regolamento Ce n. 753/2002 sull’etichettatura dei vini, che aveva ridotto la protezione internazionale per alcune menzioni tradizionali.
Per l’Italia si tratta di 17 nomi prestigiosi: Amarone, Cannellino, Brunello, Est!Est!!Est!!!, Falerno, Governo all'uso Toscano, Gutturnio, Lacryma Cristi, Lambiccato, Morellino, Recioto, Sciacchetrà (o Sciactrà), Sforzato (o Sfurzat), Torcolato, Vergine, Vino Nobile, Vin Santo (o Vino Santo o Vinsanto), da non confondere però con le denominazioni di origine protetta.
Infatti, sono i termini generici Brunello o Amarone a rischiare di essere utilizzati da produttori stranieri, non le denominazione d’origine Brunello di Montalcino o Amarone della Valpolicella, che individuano uno specifico territorio di produzione.
Soddisfatta la Commissione europea, mentre il ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno, definisce grave la decisione.
“L’Italia – ha detto Alemanno – ravvisa in questo regolamento un grave vulnus nella competitività europea nel settore vitivinicolo”.
Secondo il ministro “è soprattutto una misura contraddittoria rispetto alla strategia della qualità dei prodotti agroalimentari più volte ribadita dagli organismi europei.
La Commissione europea – conclude – deve decidere una volta per tutte se la qualità e la multifunzionalità sono beni da difendere di fronte alle dinamiche dei mercati globali e se si vuole tutelare il diritto dei consumatori di scegliere senza il condizionamento della concorrenza sleale, delle truffe e dell’agropirateria”.

Pietro Tibaldeschi