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Problemi anche per l’uso del nome Tokai per il vino

Dopo il problema del Tokai (è stato chiesto il riconoscimento dell'indicazione geografica del vino Tokai prodotto in Australia),è ora la volta dell'ipotesi del non più utilizzo da parte degli italiani di questo nome per i vini (friulani), con la forzatura di doverne eventualmente trovarne un altro in sostituzione.
La discussione del Tocai friulano, è stata sottoposta al giudice comunitario. La strada si presenta tutta in salita, peggio di quanto si potesse temere prima di conoscere il parere dell’avvocato generale presso la Corte di giustizia europea.
Per cui, se le cose dovessero mettersi effettivamente male, sarà giocoforza muoversi in fretta per cercare un nome alternativo ma credibile.
Dopo la “doccia fredda” del 16 dicembre a Lussemburgo i tempi appaiono infatti strettissimi, non solo perchè il pronunciamento della Corte europea dovrebbe avvenire in primavera, ma anche perchè i due anni rimasti da qui al 31 marzo 2007 – quando soltanto gli ungheresi potranno usare il nome contestato, assonante con quello friulano ma con grafia diversa (Tokaji) per un vino dolce e liquoroso – sono veramente poca cosa, per cui arrivare “attrezzati” per quella data è veramente arduo.
E’ chiaro però che da qui alla sentenza nulla di intentato dovrà essere lasciato e si dovranno esperire tutte le strade, politiche e legali. Bisogna mettere in preventivo l’eventualità che i giudici di Lussemburgo sposino per intero la tesi dell’avvocato generale, anche se la sua opinione non vincola la Corte. Jacobs ha sostenuto che "Tocaj costituisce un’indicazione geografica, mentre lo stesso non si può dire per il Tocai" che è, invece, una varietà di vite coltivata da parecchi secoli nella regione Friuli Venezia Giulia, tanto da essere considerata a buon diritto vitigno autoctono (iscritto nel registro di quelli raccomandati), al pari di Picolit, Refosco, Pignolo, Schioppettino e Tazzelenghe. In altre parole, l’avvocato generale afferma che «il nome Tocai è riconosciuto per una varietà di vite e non è un’indicazione geografica, poichè non possiede una particolare qualità, notorietà o caratteristica in questo senso».
Le possibilità di riuscita della vertenza sono quindi molto ridotte, per cui s’impone da subito la scelta del nome alternativo, anche per evitare i ventilati Sauvignonasse o Trebbianello (entrambi una sciagura!).
«Una denominazione efficace, che possa sostituire, non certo nei nostri animi, ma sui mercati esterni e internazionali, quella del vitigno autoctono», ha detto Piergiovanni Pistoni, presidente regionale dell’Unione agricoltori, ricordando che il Tocai friulano rappresenta il 20% dell’intera produzione della regione Friuli
E proprio l’entità dell’incidenza produttiva, e quindi economica, deve stimolare chi di dovere. Confortante è l’impegno del ministro Gianni Alemanno nel trattare con Budapest – e mettere in campo tutte le risorse politiche per salvare il salvabile qualora anche la Corte giri il pollice verso il basso. Infatti, prima di passare al nome alternativo, proprio la “politica” e il negoziato tra Italia e Ungheria – ora entrambe nell’Ue, e non è un fatto secondario o trascurabile – devono cercare di dare una risposta più che legittima al Vigneto Friuli. Che chiede solo che la sua storia venga rispettata.

Fonte: www.greenplanet.com