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“Natural-mente dolce”, Franco Aliberti a Identità Golose

Dolci e pasticceria avranno come sempre grande spazio a Squisito!. E a Identità Golose, la rassegna d’alta cucina ideata e curata da Paolo Marchi, che raccoglie a Milano (30 gennaio – 1 febbraio) i più grandi chef, Franco Aliberti presenta un’anteprima di quanto potremo gustare a Squisito! o troviamo ogni giorno nella carta di “Vite”, il ristorante di San Patrignano.

Domenica 30 gennaio Identità Golose dedica, in Sala Bianca, un giorno intero a conoscere e apprezzare la pasticceria Italiana, attraverso, incontri, lezioni e discussioni con i pastry chef dei migliori ristoranti del Buonpaese. Protagonisti saranno Gianluca Fusto, Simone Padoan, Giuseppe Rambaldi, Anthony Genovese e Marion Lichtle, Tatsuya Iwasaki, Chicco Cerea. Con loro anche Franco Aliberti di Vite con una presentazione curiosa e “squisita”: “Natural-mente dolce”.

Si tratta di “Un percorso emozionale attraverso la stimolazione dei sensi, che la nostra mente riesce a percepire con l’utilizzo di materie e prodotti naturali”, spiega Aliberti, il quale ha scelto di legare le stimolazioni del nostro palato e del nostro olfatto a quelle ricevute da tatto e vista. Si va da un dessert contenuto in un incavo ricavato in una pietra di fiume e da gustare in un solo boccone a uno anch’esso presentato in un contenitore assolutamente inusuale: un legno di rovere di 150 anni d’età.

Per Aliberti, un modo non solo per stimolare congiuntamente e contemporaneamente tutti i nostri sensi, ma di offrire “Un percorso che unisce cultura e cibo, la collaborazione tra l’artigianato e la cucina di alta qualità, un insieme di tecniche, sapori, atmosfere, ricordi, emozioni e paesaggi della nostra quotidianità”.

Come ricorda Andrea Grignaffini nella presentazione di Aliberti pubblicata sul sito www.identitagolose.it : “La pasticceria come declinazione di un territorio, dall’humus della terra al simbolo del ristorante stesso: la foglia di vite. Franco Aliberti per le sue creazioni sceglie la Romagna di San Patrignano e li gestisce il suo mondo di colori, sapori e sensazioni: un gioco di rimandi, di evocazioni e d’intrecci con interpolazioni d’altri luoghi. Come nel caso di Vendemmia e Caribe, dove terre agli antipodi s’incrociano nel piatto che diventa crocicchio fusion di esotismo e di terroir con il sorbetto di prima pigiatura, la gelée al frutto della passione, la crema al mango, la ciambella di vinaccia e la sua schiuma; un tripudio di freschezze ad acidità”.