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Le api “in ginocchio” per un anno senza estate

Oltre ai danni all'agricoltura il maltempo sta minacciando tutti i settori, per i produttori di miele si prevede un calo nella misura del70%.

Il maltempo costringe le api a restare a terra e a rimetterci é la produzione di miele che potrebbe subire un calo fino al 70 per cento. Ad affermarlo é la coldiretti sulla base di un'analisi sugli effetti delle perturbazioni che hanno colpito il territorio nazionale, con danni gravissimi nelle campagne. Le piogge intense, unite alle basse temperature, hanno 'affaticatò anche le api, tanto che il raccolto di miele italiano rischia di essere seriamente compromesso e disomogeneo per aree.

A nord e a sud dello stivale i dati più preoccupanti: l'apicoltura registra una pessima stagione produttiva con percentuali che sfiorano il -70 per cento. Appena meglio nelle regioni centrali dove il calo della produzione dovrebbe attestarsi sul -40 per cento. Un danno considerevole per un settore che vale 70 milioni di euro, impiega 50.000 Apicoltori e sfiora quota 1,1 milioni di alveari in tutto il paese, per una produzione media di 200.000 Quintali di miele l'anno. Ma a preoccupare, se le condizioni di maltempo dovessero perdurare, sono anche gli effetti sull'intero settore agroalimentare.

«Quando si parla di api non si parla solo di miele» ricorda Hubert Ciacci, presidente della settimana del miele, gli stati generali dell'apicoltura in programma a settembre a Montalcino, in Toscana «ma anche di agricoltura e della produzione di tutti quei prodotti che comunemente portiamo sulle nostre tavole, dalle mele alle mandorle, dalle pesche alle pere, dalle melanzane all'uva, dai cetrioli alle fragole, solo per citare alcune delle 71 colture su 100 che provvedono all'alimentazione umana, le quali vengono impollinate dalle api. Un “servizio” valutato 3,5 miliardi di euro».

Oltre agli effetti sulle api, il maltempo sta sconvolgendo anche i cicli vegetativi delle piante, con l'allungamento dei tempi di crescita di molte colture. Se nei mesi scorsi si era parlato di un anno senza inverno, ora ci troviamo dinanzi a un anno senza estate e ciò sta condizionando i ritmi naturali. Mucche e pecore non possono andare al pascolo e gravissima é anche la situazione sui terreni allagati dove é impossibile effettuare le attività di raccolta e quelle di semina dei nuovi cicli di ortaggi. Ma a preoccupare sono soprattutto i danni diretti causati alle colture e alle stesse strutture aziendali. Attesa anche per la vendemmia che dipenderà molto dalle condizioni che si verificheranno nei prossimi giorni ma già adesso si conta un aumento dei costi di produzione per difendere viti e alberi da frutto.

Ai danni diretti sulle coltivazioni si sommano quelli indiretti provocati dal calo di consumi dei prodotti stagionali come la frutta e verdura a causa delle condizioni climatiche non favorevoli con un conto per l' agroalimentare ed il turismo che supera il miliardo di euro.

Valtellinanews.it