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La gastronomia anconetana rende onore al mosciolo selvatico

Mosciolando per il Conero
Portonovo (Ancona) ospita dal 23 al 25 giugno la prima rassegna dedicato a un prodotto di eccellenza della gastronomia anconetana: il mosciolo selvatico

“Mosciolando fa pendant con Stoccafissando e con essa intendiamo completare il binomio dedicato alle due eccellenze della gastronomia anconetana” spiega Franco Frezzotti, fiduciario della Condotta Slow Food di Ancona, ideatrice e promotrice dell’evento dedicato al gustoso mitile selvatico che si pesca nel suggestivo tratto di mare su cui si affaccia il Monte Conero. Le tre giornate che vanno dal 23 al 25 giugno saranno interamente dedicate al mosciolo, da qualche tempo entrato nella lista dei Presidi Slow Food e si affianca ad altre centinaia di prodotti italiani e internazionali di eccellenza da tutelare.

Il programma di Mosciolando è molto ricco e prenderà il via venerdì 23 giugno con un convegno di presentazione del Presidio, dello stato di attuazione della pratica e della situazione attuale. Ettore Tibaldi, uno dei promotori dell’iniziativa a livello mondiale Terra Madre per Slow Food, sarà protagonista di una sorta di processo al mosciolo.

Sabato 24 è in programma una degustazione pubblica sulla banchina di Portonovo dove la Cooperativa pescatori offrirà una degustazione di moscioli a tutti i presenti, al termine della giornata di pesca, al rientro delle barche. Anche domenica 25, ultimo giorno dell’evento, sarà una giornata tutta da godere con l’iniziativa “I percorsi e le soste”, grazie alla quale i partecipanti a Mosciolando potranno godere di una visita guidata gratuita al patrimonio culturale e ambientale dell’area del Conero. I partecipanti verranno guidati a gruppi e ad ogni sosta i ristoratori locali offriranno una degustazione di moscioli. Si tratta dei ristoranti che aderiscono al Consorzio La Baia che nelle serate dal 23 al 25 realizzeranno menù che vedranno protagonista ovviamente il mosciolo.

Ad Ancona, i moscioli sono le cozze o mitili “selvaggi”; quelli cioè che si riproducono naturalmente e vivono attaccati agli scogli sommersi della costa del Conero. La presenza di moscioli in questi mari è testimoniata in maniera precisa già dall’inizio del Novecento; la pesca, però, era molto limitata e le colonie di molluschi erano concentrate sullo scoglio del Trave e su pochi altri scogli e secche tra Pietralacroce e Sirolo. Negli anni ‘50-‘60, la cucina di alcune piccole trattorie, nate a Portonovo in riva al mare, dà un contribuito decisivo alla conoscenza ed all’apprezzamento dei moscioli del Conero.
Parallelamente, cresce in maniera massiccia la pesca di questi molluschi, praticata da piccole barche di pescatori con il supporto di subacquei. Negli anni ’60-70 le barche che pescano nella costa del Conero sono circa 80, di cui 30 della Cooperativa Pescatori di Portonovo. In seguito, per le difficoltà connesse alle modalità di pesca e per la concorrenza delle cozze di allevamento, il quantitativo prelevato diminuisce drasticamente e anche i subacquei disposti ad affrontare un tale lavoro.

In secondo luogo la pesca di cozze selvatiche è ormai limitata a pochissimi tratti di costa, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Occorre, inoltre, governare con attenzione ogni aumento della produzione, pena la scomparsa in breve tempo dei moscioli. La pesca, regolamentata in maniera chiara, dovrà mantenere inalterato l’equilibrio tra quantitativo pescato e capacità di riproduzione. Infine, è necessario un lavoro sulla filiera, in modo che sia garantita la provenienza dei molluschi dalle zone di pesca previste e la tracciabilità del prodotto lungo tutta la catena distributiva.

I pescatori amano mangiare i moscioli appena pescati, fragranti per il profumo delle alghe e del mare, aperti su una lastra posata sul fuoco, senza alcun condimento, oppure alla marinara: aperti in pentola con aglio, prezzemolo, olio e pepe. Se i piatti a base di cozze trovano normalmente un buon abbinamento con il Verdicchio di Jesi o di Matelica, per le ricette che prevedono l’uso del finocchietto o del pomodoro è interessante un matrimonio gustativo con un giovane Rosso Conero, il nobile vino rosso della zona ottenuto da uve Montepulciano e Sangiovese.

Cos'è il mosciolo selvatico:

Ad Ancona, i moscioli sono le cozze o mitili (Mytilus galloprovincialis), “selvaggi”; quelli cioè che si riproducono naturalmente e vivono attaccati agli scogli sommersi della costa del Conero.
La presenza di moscioli in questi mari è testimoniata in maniera precisa già dall’inizio del Novecento; la pesca, però, era molto limitata e le colonie di molluschi erano concentrate sullo scoglio del Trave e su pochi altri scogli e secche tra Pietralacroce e Sirolo. Fino al secondo dopoguerra la pesca era effettuata con barche a remi, le batane, e rappresentava un’integrazione al reddito per i contadini delle frazioni di Poggio, Varano, Massignano e Pietralacroce e del Comune di Sirolo, nonché per le maestranze del porto di Ancona.
L’attrezzo che serviva per strappare i moscioli dagli scogli, simile a un forcone, non era particolarmente dannoso: più dannosa fu, col passare del tempo, l’adozione della “moscioliniera”, una lunga pertica con in fondo dei denti di ferro ricurvi con la quale si raschiano gli scogli dalla barca.
In questo modo sono strappati sia i moscioli grandi che quelli piccolissimi: paradossalmente però tale tipo di pesca ha contribuito alla proliferazione dei moscioli in quasi tutti gli altri scogli sommersi del Conero. Infatti, alcuni dei moscioli più piccoli, ributtati in mare, riuscivano a sopravvivere e a colonizzare nuove zone.
Negli anni ’50-60, la cucina di alcune piccole trattorie, nate a Portonovo in riva al mare, dà un contribuito decisivo alla conoscenza ed all’apprezzamento dei moscioli del Conero.
Parallelamente, cresce in maniera massiccia la pesca di questi molluschi, praticata da piccole barche di pescatori con il supporto di subacquei. Negli anni ’60-70 le barche che pescano nella costa del Conero sono circa 80, di cui 30 della Cooperativa Pescatori di Portonovo. In seguito, per le difficoltà connesse alle modalità di pesca e per la concorrenza delle cozze di allevamento, il quantitativo prelevato diminuisce drasticamente e anche i subacquei disposti ad affrontare un tale lavoro.
In secondo luogo la pesca di cozze selvatiche è ormai limitata a pochissimi tratti di costa, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Occorre, inoltre, governare con attenzione ogni aumento della produzione, pena la scomparsa in breve tempo dei moscioli. La pesca, regolamentata in maniera chiara, dovrà mantenere inalterato l’equilibrio tra quantitativo pescato e capacità di riproduzione. Infine, è necessario un lavoro sulla filiera, in modo che sia garantita la provenienza dei molluschi dalle zone di pesca previste e la tracciabilità del prodotto lungo tutta la catena distributiva.

A tavola
I pescatori amano mangiare i moscioli appena pescati, fragranti per il profumo delle alghe e del mare, aperti su una lastra posata sul fuoco, senza alcun condimento, oppure alla marinara: aperti in pentola con aglio, prezzemolo, olio e pepe. Se i piatti a base di cozze trovano normalmente un buon abbinamento con il Verdicchio di Jesi o di Matelica, per le ricette che prevedono l’uso del finocchietto o del pomodoro è interessante un matrimonio gustativo con un giovane Rosso Conero, il nobile vino rosso della zona ottenuto da uve Montepulciano e Sangiovese.

Area di produzione:
Il tratto di costa che va da Pietralacroce fino al confine tra Sirolo e Numana con al centro la baia di Portonovo (provincia di Ancona)

Presidio sostenuto da:
Provincia di Ancona e Comune di Ancona

Responsabili del Presidio:
Franco Frezzotti, tel. 071 2812404 – 347 7561090 – franco.frezzotti@aliceposta.it
Sandro Rocchetti, tel. 071 801042 – 801166