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L’85% degli italiani oltre i 65 anni soffre di malattie croniche

Bisogna passare dalla cura alla prevenzione con alimentazione corretta e nutraceutica

Giovedì, 27 Settembre si concludono con successo Nuce International e Food-ing International.
Durante l’ultima giornata è stato presentato uno studio da cui è emerso come la quasi totalità dei tumori e delle patologie cardiache potrebbero essere prevenute con una maggiore attenzione all’alimentazione e, più in generale, allo stile di vita.

Milano, settembre 2012 – “In Italia, negli ultimi 150 anni la vita media è raddoppiata, arrivando a circa 80 anni,egià oggi il 21% degli italianiha più di 65 anni, una percentuale che nel 2050 salirà al 34%, un terzo del totale. Questo invecchiamento non coincide, però, con un’adeguata qualità della vita a causa delle malattie: circa l’85% degli italiani con più di 65 anni soffre, infatti, di almeno una malattia cronica, e il 70% ha due o più malattie croniche. Per questo motivo bisogna passare dalla cura alla prevenzione e adottare un diverso stile di vita, basato su alimentazione corretta e attività fisica”. È quanto ha dichiarato Luigi Fontana – professore dell’Università di Salerno e della Washington University School of Medicine, intervenuto a un convegnoche si è svolto nell’ambito dei saloni Nuce International (industria nutraceutica, cosmeceutica, functional foods & drinks e health ingredients) e Food-ing International (ingredienti food & beverage per tutti i settori dell’industria alimentare e delle bevande), che si concludono oggi a fieramilanocity.

“Le cause per cui gli italiani invecchiano male sono spesso ben più profonde del semplice scorrere del tempo – ha proseguito Fontana – Basti pensare all’obesità e al diabete mellito, che peraltro riguarda purtroppo anche molti giovani e bambini, problemi legati a un’alimentazione e a uno stile di vita sbagliati, che vanno modificati”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che almeno l’80% delle patologie cardiache e il 40% dei tumori possono essere prevenuti con un corretto stile di vita, ma gli studi di Fontana suggeriscono che la quasi totalità delle patologie cardiache e dei tumori potrebbero essere prevenuti seguendo poche regole.

Cosa fare? “E’ difficile generalizzare, perché ogni persona è diversa, ma semplificando è fondamentale la riduzione di cibi ricchi di calorie vuote e d’origine animale, che aiuta molto a prevenire cancro, diabete e malattie cardiovascolari – ha risposto Fontana – In Italia, le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte (40%) e questo implica anche costi importanti per il sistema sanitario. Ma si tratta di malattie quasi sempre prevenibili con uno stile di vita che escluda il fumo, preveda l’esercizio fisico regolare e una dieta sana ricca in cibi d’origine vegetale minimamente processati, al posto degli eccessi di cibi raffinati e processati, di sale, grassi e proteine animali. Per semplificare il discorso a tavola deve prevalere la tradizionale dieta mediterranea: tante verdure, frutta, pesce, legumi, cereali integrali, olio d’oliva extra vergine, noci e semi. Va invece limitato a uno-due volte la settimana il consumo di carne, privilegiando quella di qualità (proveniente, ad esempio, da allevamenti in pascoli di montagna che adottano criteri di alimentazione sana per il bestiame, nel rispetto dell’ambiente e di quello che definisco sustainable economic development). Voglio sottolineare che si può fare business promuovendo la salute – ha proseguito Fontana – L’Italia, anche per la sua tradizione, potrebbe svolgere un ruolo leader a livello mondiale in questa direzione, ma è indispensabile che abbia la forza e il coraggio di cambiare pagina, di invertire la rotta mettendo in rete le strutture già esistenti sul territorio (ad esempio, ospedali, ambulatori medici, scuole, istituti alberghieri, associazioni di volontariato) e le industrie agroalimentari per fornire prodotti salubri e per insegnare alle gente a mangiare bene, a svolgere attività fisica e a seguire tutti quegli interventi che promuovono salute e longevità”.

“Per affrontare il problema l’Italia parte da una posizione favorevole: basti pensare che perlongevità siamo secondi solo al Giappone, mentre in quanto a obesità meglio di noi fanno solo Corea del Sud e Svezia – ha affermato Gabriele Riccardi dell’Università di Napoli – Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito ad alcuni fenomeni preoccupanti: i malati di diabete, ad esempio, in dieci anni sono passati dal 4,2% al 4,8%. Se poi analizziamo i dati Fao sulle abitudini alimentari, scopriamo che dagli anni ’60 a oggi il consumo di carne è passato da 84 a 438 grammi al giorno e quello di grassi animali da 9 a 29 grammi al giorno. E non si tratta di una tendenza globale: in Finlandia, ad esempio, negli ultimi trent’anni hanno adottato serie politiche di ‘educazione alimentare’ che hanno portato a una drastica riduzione del consumo di carne rossa e a una diminuzione del tasso di mortalità dovuto a malattie cardiovascolari di ben il 75%”.

“Le buone regole da seguire per prevenire le malattie, tra cui molte forme di cancro, sono poche ma importanti – ha detto Franco Berrino dell’Istituto dei Tumori di Milano – Ad esempio, consumare frutta e verdura ogni giorno, limitare la carne rossa, gli alcolici, il sale e fare regolare attività fisica”.

Nell’ambito di un’altra conferenza è intervenuta Marilena Colussi, sociologa dell’alimentazione ed esperta in ricerche di mercato, che ha affermato: “Gli italiani sono molto più attenti a quello che mangiano e, secondo le mie ultime ricerche, il 68% legge le etichette alimentari sulle confezioni dei prodotti. Questo è un dato molto importante, anche se non è detto che le informazioni riportate vengano sempre comprese appieno. Su questo fronte la situazione sta migliorando molto, in quanto cresce la cultura degli italiani, aumenta la comunicazione su alimenti e ingredienti e sempre più consumatori si informano attraverso i media e, soprattutto, internet. Non solo: il 54% degli italiani si considera attento alle calorie e il 32% afferma di scegliere e comprare cibo biologico”.

Cambiano quindi le modalità di scelta del prodotto, ma anche la percezione di cibo e alimenti. “Sempre più italiani pensano che all’idea di cibo siano legati i concetti di cultura, benessere e qualità della vita – ha continuato Colussi – L’82% degli intervistati ritiene che mangiare bene resti un valore importante, mentre aumentano le schiere dei cosiddetti Foodies, ovvero uomini e donne, appassionati di cibo e vini interessati nelle cucine etniche e innovative, per i quali mangiare è un piacere da condividere con gli altri nel tempo libero. Nel 2006 erano l’8,2% della popolazione italiana, oggi sono il 14,3%. In definitiva, per gli italiani, il cibo è cultura e, per far sì che il settore cresca ed evolva, abbandonando luoghi comuni, falsi miti e pregiudizi, è importante la comunicazione da parte di istituzioni, media e organi scientifici”.

E la comunicazione è un fattore importante anche per accrescere la fiducia dei consumatori verso l’utilizzo dei cosiddetti specialty ingredients. “La sicurezza di questi ingredienti, come additivi ed enzimi, è garantita dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che offre consulenza all’Unione europea per la valutazione dei rischi relativi alla sicurezza di alimenti e mangimi“, ha spiegato Riccardo Crebelli, dell’Istituto Superiore di Sanità.

Tra gli eventi che si sono svolti oggi in fiera va segnalata anche l’interessante tavola rotonda dal titolo Tra tradizione e innovazione: il ruolo della ricerca e sviluppo nel successo delle produzioni alimentari, organizzata in collaborazione con la rivista Largo Consumo, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di rappresentanti di Auchan, Bauli, Chimab e Danone.

In questo contesto è stato affrontato anche il tema degli additivi alimentari, che rivestono un ruolo importante nella complessa catena della moderna produzione alimentare. L'assortimento food, infatti, non è mai stato così ampio in termini di disponibilità nei supermercati, nei negozi di alimentari specializzati e nella ristorazione. "I consumatori richiedono maggiore varietà, scelta di prodotti, facilità, praticità di preparazione e standard di sicurezza e igiene più elevati – ha detto Armando Garosci, giornalista di Largo Consumo, rivista di riferimento specializzata nel rapporto tra industria e moderna distribuzione – Il tutto a prezzi che devono essere accessibili". Freschezza prolungata, sensorialità e funzionalità nella preparazione: queste le principali richieste dei consumatori, che possono essere soddisfatte utilizzando moderne tecnologie di trasformazione alimentare, tra cui l’uso di una serie di additivi che si sono dimostrati efficaci e sicuri anche dopo un impiego prolungato e test rigorosi. “Alla tradizionale collaborazione tra industria di trasformazione e fornitori di soluzioni per l'ingredientistica alimentare – aggiunge Garosci – si è aggiunta negli anni la Gdo, che ha accresciuto molto la propria competenza circa i processi produttivi ed è oggi in grado di indirizzare le scelte della filiera a monte, sia nei prodotti a marchio proprio sia nei prodotti di marca". I nuovi equilibri si giocano tra le esigenze di funzionalità richieste a molti alimenti, la cultura del "free from" (cioè l'eliminazione di contenuti ritenuti elisibili o non tollerati) e la sostituzione di soluzioni consolidate con le nuove, figlie della ricerca o della riproposizione in chiave moderna di ingredienti di origine naturale. La continua ricerca scientifica si conferma in tutti i casi il motore dell'innovazione.

La prossima edizione di Nuce International e Food-ing International si svolgerà dal 24 al 26 settembre 2013 a fieramilanocity.