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In settanta firmano l’appello sul vino

L’Appello sul vino, il mercato e l’enologia nel terzo millennio è stato presentato a Roma mercoledì 9 maggio 2007, presso la Sala Convegni del Monte dei Paschi di Siena.
Un appuntamento al quale hanno partecipato molti firmatari dell’appello e altri venuti per comprendere e approfondire. Tutti uniti dalla consapevolezza che un prodotto tanto determinante per l’agroalimentare italiano, ma anche per l’immagine del Paese, meriti la massima attenzione.
“Un’attenzione ben presente sia in quanti hanno sottoscritto questo documento – ha precisato Andrea Gabbrielli il giornalista promotore dell’iniziativa che ha aperto i lavori – sia in coloro che, come è lecito, si trovano in una posizione di disaccordo. Vogliamo aprire un dibattito serio, senza ideologismi e né demagogia, sul mercato e sull’innovazione perché sono elementi fondamentali della competizione a livello mondiale. Quanto alle Città del Vino suscita molte perplessità un’adesione viziata da sin troppi distinguo”. Poi è stata la volta di Piero Mastroberadino, in rappresentanza di una delle griffe più importanti del vino italiano e presidente di Federvini “Tutti parlano di vino – è stato il suo commento – dai politici in giù. E così, alla fine, il nostro prodotto è diventato per molti una merce di scambio, buona per ogni tavolo, spesso oggetto di atteggiamenti ipocriti e proclami di piazza, che tengono in scarsa considerazione le esigenze di competitività e di sviluppo del settore e, quel che è peggio, tendono a perseguire attraverso la forza simbolica del vino finalità che con la nostra attività hanno ben poco a che vedere. Pur continuando a mettere in prima posizione l’indissolubilità del legame tra vino e territorio, non possiamo non considerare l’apporto dell’innovazione, della crescita delle conoscenze in viticoltura e in enologia, come indispensabile per il futuro del nostro comparto”.
Sulla stessa linea d’onda è intervenuto Andrea Sartori, esponente di una dinamica azienda veneta e presidente UIV, il quale ha sottolineato che “Sono molteplici i problemi da risolvere – dalla rigidità dei disciplinari a una certa lentezza che contraddistingue le nostre mosse rispetto ad altre realtà.
La tecnologia, così come il marketing e la comunicazione, possono e devono essere dei supporti fondamentali per noi imprenditori del vino. Ricordando sempre che l’anello determinante della catena è il consumatore, cui dobbiamo chiarezza e correttezza”. Sul tema della chiarezza nei confronti di chi acquista si è soffermato anche Stefano Campatelli. “È necessaria un’ estrema trasparenza, in modo da offrire all’acquirente la possibilità di scegliere senza temere inganni.
Per quanto concerne l’utilizzo di sistemi tecnologici, ognuno ha il diritto di seguire la propria strada e le proprie convinzioni.
L’importante è farlo sempre nel rispetto delle regole e del buon senso”. Filippo Mazzei, esponente di una famiglia che produce vino dal 1435 ha evidenziato “gli importanti risultati ottenuti in questi anni li abbiamo riversati nella crescita del territorio mentre nel Nuovo Mondo hanno scelto di riversarli sul brand. L’anello debole della filiera vino-azienda-territorio sono le DOC che, dopo essere nate dall’esperienza dei viticoltori si sono ormai trasformate in pratiche amministrative, che spesso non fanno altro che impedire l’innovazione tecnologica, con il risultato che molte aziende dal brand forte scelgono di tornare all’ IGT ”.
A chiudere gli interventi è stato Vittorio Fiore, il quale, dopo aver ricordato in questo senso il pragmatismo dei francesi ha affermato che “La tecnologia e l’evoluzione non sono un male, basta saperle usare in modo corretto. Tutte le persone presenti in questa sala e coloro che hanno sottoscritto l’appello amano il vino e lo rispettano ma sanno anche che sarebbe miope rinunciare alle migliorie che il progresso ci offre”. D’accordo tutti gli intervenuti, l’esperienza dell’Appello continuerà anche in futuro.

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