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In corso la domanda per la Dop del “Miele delle Dolomiti bellunesi”

Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali commenta la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea della domanda di registrazione della denominazione Dop di questo prodotto.
“Il riconoscimento della Dop Miele delle dolomiti bellunesi premia un prodotto di eccellenza delle nostre montagne, proclamate Patrimonio dell’Umanità. E nello stesso tempo, il lavoro artigianale e l’abilità di ottenere un prodotto di qualità dalle mille sfumature”. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan ha commentato la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea di oggi della domanda di registrazione della denominazione Dop miele delle dolomiti Bellunesi. Da questo momento in poi la procedura comunitaria prevede sei mesi di tempo per permettere agli altri Stati membri di presentare eventuali domande di opposizione alla richiesta di riconoscimento. Trascorso questo periodo il Miele delle dolomiti bellunesi sarà iscritto nel registro ufficiale europeo delle Dop e Igp. Il Miele delle dolomiti bellunesi è prodotto nell’intero territorio della provincia di Belluno, tutto situato in zona montana, a partire dal nettare dei fiori del territorio montano bellunese. A seconda dell’origine floreale si distinguono sei tipologie di Miele delle Dolomiti Bellunesi: millefiori, acacia, tiglio, castagno, rododentro, tarassaco. La Dop si contraddistingue per la purezza, la salubrità e l’elevata conservabilità, testimoniate anche dal basso valore di Hmf. Le caratteristiche organolettiche dipendono dall’origine floreale e sono diverse a seconda della tipologia: il millefiore presenta un colore dal giallo chiaro all’ambrato, sapore dolciastro, morbido, con spiccata tendenza alla cristallizzazione; acacia si differenzia per il colore chiaro, ambrato, trasparente, sapore delicato e molto dolce, con profumo che ricorda i fiori di robinia, tipicamente liquido; tiglio: colore dal giallo al verdolino, sapore con leggero retrogusto amaro, odore fresco, balsamico, aspetto pastoso con cristallizzazione ritardata; castagno: colore bruno scuro, sapore poco dolce, amarognolo, tannico, odore pungente e aromatico, tendenzialmente liquido; rododendro: da quasi incolore fino al bianco o beige chiaro dopo la cristallizzazione, sapore delicato, odore vegetale e fruttato, aspetto liquido e poi pastoso a granulazione fine; tarassaco: miele con riflessi gialli, poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente amaro, astringente. L’attività apistica è sempre stata diffusa nella montagna bellunese anche in tempi molto lontani quando con l’uso dei bugni rustici la raccolta del miele richiedeva una grande capacità da parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di api. Ancora oggi nella montagna bellunese, l’attività apistica è condotta in modo artigianale e richiede ai produttori specifiche capacità per il posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo sviluppo delle colonie, per il metodo di raccolta e per la scelta del periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie floreali, nonché per gli accorgimenti per la sua conservazione. L’allevamento delle api oltre ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi d’isolamento invernale e, in cucina, sia come dolcificante sia per la preparazione di diverse ricette tradizionali locali.