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Il tè rosso africano Rooibos ottiene la protezione dell’Ue

Con le foglie di Aspalathus linearis essiccate si allargano a diciassette i paesi extracomunitari che vantano l’iscrizione di un loro prodotto nel registro delle IG europee.

Prosegue con successo la strategia dell’Unione Europea per l’allargamento del sistema delle Indicazioni Geografiche anche attraverso il riconoscimento dei prodotti extra UE. Così Qualivita commenta la recente registrazione del Rooibos Dop / Red Bush Dop sudafricano nel registro delle IG europee. “Si tratta della prima DO in assoluto del continente africano – commenta Mauro Rosati, dg Qualivita– che nel medio periodo potrebbe conoscere un inedito sviluppo nell’ambito delle Indicazioni Geografiche, sia in termini di crescita locale che di diritto della proprietà intellettuale. L’Africa sicuramente porterà anche un paniere di nuove tipologie di prodotto del tutto inedite, potenziando così l’intero sistema europeo”.

La Fondazione spiega che con il nome Rooibos si indica una bevanda ottenuta attraverso infusione di foglie o steli essiccati della pianta Aspalathus linearis, coltivata e raccolta nella provincia di Wester Cape in Sudafrica. Nel linguaggio comune viene chiamato il tè rosso, in quanto il colore delle sue foglie è tendente al rosso. Le caratteristiche di questa bevanda, per certi aspetti simile al tè, sono un modesto contenuto di tannini e assenza di teina e una importante quantità di antiossidanti.

La zona di produzione, denominata Cederberg, è uno dei sei regni floristici più piccoli del mondo, nonché uno dei luoghi più ricchi in termini di varietà, densità e numero di specie endemiche vegetali, caratterizzato per la sua tipica vegetazione chiamata Fynbos. La Aspalathus linearis, da cui si ricava il Rooibos DOP, è una delle poche piante di Fynbos importanti sotto il profilo economico perché è riuscita a realizzare con successo, attraverso l’intervento umano, il passaggio da coltura selvatica a coltura coltivata. Nota da secoli, la coltivazione della pianta prese forma nei primi del ‘900, spiega ancora Qualivita, quando Benjamin Ginsberg, colono sudafricano di origine russa, convinse un medico locale a sperimentare la coltivazione della pianta.

Fonte: https://www.vinonews24.it/