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“Il falso in tavola” presentato a Sorrento

Venerdi 24 luglio 2009, alle ore 10 a Sorrento, presso l’Hotel Coca Park, la delegazione “Penisola Sorrentina e Positano” dell’Accademia Italiana della Cucina, in collaborazione con UCMed – Università della Cucina Mediterranea , presenta il libro “Il falso in tavola” del prof. Giovanni Ballarini presidente dell’Accademia Italiana della Cucina.
All’incontro interverranno anche i rappresentanti delle diverse Autorità pubbliche di vigilanza e repressione delle frodi alimentari e di lotta alla contraffazione che costituiscono una seria minaccia non soltanto alla salute dei consumatori, ma anche agli interessi del made in Italy nel mondo.
Sergio Corbino, delegato della Penisola Sorrentina-Positano e componente del Centro Studi Naz.le dell’Accademia (vincitore del premio letterario Orio Vergani 2009 con il suo libro “Il Cuoco Galante”, ha inteso proporre un momento di riflessione su un tema di grande e scottante attualità che vede impegnata in prima linea l’Accademia a tutela della qualità e della sicurezza oltre che della tradizione alimentare italiana.
Il libro, frutto di una collaborazione con i NAS, traccia un quadro allarmante di quelle che sono le tecniche di sofisticazione alimentare e di manipolazione degli alimenti che danneggiano la salute e anche l’identità culturale gastronomica del nostro Paese.
All’evento partecipano i NAS, il Servizio Veterinario pubblico, l’Associazione Italiana Veterinari Igienisti (AIVI), la Guardia di Finanza, la Guardia Costiera, la Guardia Forestale, l’Ispettorato Centrale Frodi e tutti i maggiori organismi di vigilanza e lotta al falso. Inoltre intervengono rappresentanti del mondi consumeristico e dell’informazione specializzata per analizzare un fenomeno che colpisce uno dei settori strategici dell’economia nazionale.
“Il tema della sicurezza e dei falsi alimentari è tutt’altro che nuovo per l’Accademia che, sotto diversi aspetti ed angolazioni – spiega il prof. Ballarini – lo aveva già esaminato sotto il profilo della difesa dei prodotti alimentari e soprattutto delle cucine tradizionali e tipiche. Più recentemente al problema dei falsi alimentari il Centro Studi “Franco Marenghi” dell’Accademia ha dedicato la sua attenzione, con dibattiti che sono riassunti in questo documento, che rispecchi le opinioni spesso corali, sempre prevalenti, di questi testimoni privilegiati che sono gli Accademici. Un documento che si fonda sulla convinzione che il fenomeno dei falsi alimentari non ha soltanto un’ovvia importanza economica, ma è soprattutto un grave attentato alla cultura alimentare di cui l’Accademia Italiana della Cucina è tenace custode”.
“Oggi i rischi alimentari acuti sono certamente in diminuzione, mentre rimangono ed aumenti quelli “cronici”, spiega il prof. Ballarini nella prefazione al volume.
“L’attuale rischio alimentare cronico può manifestarsi dopo molti anni (rischio cancerogeno) o nelle future generazioni (rischio genetico). Inoltre oggi aumentano le paure e le ansie alimentari ed è sempre più evidente che la paura o l’ansia di per sé sono già un danno, soprattutto riguardo al cibo dal quale chiediamo salute, salute, benessere, piacere, gioia. Pur non sottovalutando la questione, molti dei recenti incidenti alimentari hanno provocato più danni allo spirito, per la paura, che al corpo.
La perdita del senso di sicurezza del cibo è andata di pari passo prima con la riduzione e coi con la scomparsa delle tradizioni alimentari. Tradizioni che andavano dalla produzione degli alimenti alla loro utilizzazione in cucina, fino al loro consumo a tavola, comprendendo anche regole e calendari di cucina.
Le tradizioni alimentari, che raccoglievano e custodivano il buono delle innovazioni, erano essenziali per una duplice sicurezza: nutrizionale e psicologica. Mai come oggi il Consumatore, privo di valori tradizionali non sostituiti da quelli tecnologici, al cibo non chiede solo nutrimento, ma soprattutto sicurezza. La sicurezza del cibo è una delle maggiori esigenze della moderna società industriale e lo sarà ancora di più in un modello postindustriale al quale ci stiamo avvicinando.La civiltà di massa e la connessa globalizzazione, è stato affermato, è come il colesterolo: c’è quello buono e quello cattivo e, comunque, senza colesterolo non si può vivere. In altre parole, a livello individuale la civiltà di massa si può accettare o respingere, ma ad un livello generale la cosa migliore, per certi aspetti necessaria, è di affrontarla in modo attivo, critico e soprattutto responsabile”.

da: Napolibit e positanonews