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I grassi saturi non sono tutti uguali

Tra i migliori ci sono quelli dei latticini.

(Milano, ottobre 2012) Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition rivela che gli effetti dei grassi saturi sulla salute umana dipendono dal tipo di alimento in cui sono presenti queste sostanze. E che quelli contenuti nel latte e nei suoi derivati sono meno rischiosi.

Stop alla demonizzazione dei grassi saturi: d’ora in avanti, prima di limitare questi nutrienti perché accusati di favorire le malattie cardiovascolari sarà opportuno fare un distinguo. E verificare in quali alimenti sono contenuti. Infatti, come sottolinea Assolatte, l’impatto dei grassi saturi sul rischio cardiovascolare cambia in modo significativo a seconda dei cibi con cui li si assume e un apporto elevato di grassi saturi di origine lattiero-casearia si associa a un minore rischio di malattie cardiovascolari.

È la rivoluzionaria conclusione a cui è giunto uno studio americano pubblicato lo scorso agosto sull’American Journal of Clinical Nutrition, che ha approfondito il legame tra intake di acidi grassi saturi attraverso l’alimentazione e incidenza dei problemi cardiovascolari. I ricercatori hanno osservato che a un più alto introito di grassi saturi forniti dai latticini corrispondeva un più basso rischio cardiovascolare rispetto a quanto accadeva con altri alimenti.

Nello studio un vasto campione multietnico della popolazione americana è stato seguito per un decennio, dal 2000 al 2010, valutandone la dieta attraverso un questionario. Analizzandolo i ricercatori hanno osservato che, per ogni aggiunta addizionale quotidiana di 5g di acidi grassi saturi forniti dai latticini, il rischio cardiovascolare diminuiva del 21%. Analoga evidenza anche sul fronte della malattia coronarica.

Questi risultati potrebbero essere spiegati con la diversa composizione che caratterizza i lipidi contenuti nei latticini rispetto a quelli presenti nella carne. È noto, infatti, che i diversi acidi grassi hanno effetti differenti sulla colesterolemia e sulle lipoproteine. Ma i ricercatori dello studio statunitense avanzano anche una nuova ipotesi: che gli effetti benefici dei latticini sul rischio cardiovascolare possano essere determinati dall’azione dei minerali anti-ipertensivi (come potassio, fosforo e calcio) e del ricco mix di nutrienti che caratterizzano il latte e i suoi derivati.

Un motivo in più per consumare le 2-3 porzioni settimanali di formaggi consigliate dalle “Linee Guida per una corretta alimentazione” elaborate dall’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).