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Europa, salute e benessere a due velocità

In Europa il livello di salute della popolazione sta complessivamente migliorando, ma persistono ancora notevoli disuguaglianze tra le diverse nazioni. È questo uno dei dati salienti che emerge dal Rapporto dell’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che viene pubblicato ogni tre anni.

L’OMS è suddiviso in sei strutture organizzative regionali, e l’Ufficio europeo comprende, oltre all’Unione Europea, tutta l’area dell’ex Unione Sovietica, la Turchia e Israele. Si tratta complessivamente di 53 nazioni per complessivi 900 milioni di abitanti.

Uno dei fattori principali per valutare lo stato di salute della popolazione è la speranza di vita. Secondo il rapporto, questo parametro sta aumentando costantemente: dal 1980 al 2010, in tutta la regione si è registrato un incremento di cinque anni, con una speranza di vita media di 76 anni (80 per le donne e 72,5 per gli uomini). Il miglioramento è dovuto sia alla diminuzione della mortalità complessiva, sia al miglioramento delle condizioni socioeconomiche e alla concomitante riduzione dei fattori di rischio.

Europa, salute e benessere a due velocitàMappa in falsi colori della mortalità in Europa per tutte le cause: si passa da poco più di 500 decessi ogni 100.000 abitanti (zone più chiare) a oltre 1200 (zone più scure) (cortesia OMS)
I dati disaggregati mostrano un primato della Spagna per le donne (quasi 85 anni), che supera di stretta misura Francia, Italia e Svizzera, e di Israele per gli uomini (quasi 80 anni). Ma mentre nel caso delle donne il valore medio diminuisce con sorprendente regolarità procedendo da ovest a est, arrivando a poco più di 73 anni in Ucraina e Kyrgyzstan, per gli uomini la mappa è molto più a macchia di leopardo, anche se in fondo alla classifica c'è ancora l'Ucraina con circa 63 anni.

Per quanto riguarda la mortalità, l’80 per cento dei decessi è dovuto a malattie non trasmissibili, che comprendono
patologie cardiovascolari e polmonari e tumori maligni. Le patologie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus etc.) rappresentano ancora la prima causa di morte (50 per cento dei decessi), nonostante gli enormi progressi fatti negli ultimi anni soprattutto nel campo della cardiologia interventistica ed emodinamica, in cui le tecniche di angioplastica hanno dimiuito fortemente l'impatto degli eventi coronarici acuti. La variabilità dei dati registrati è però molto ampia: se nell'Unione Europea occidentale la mortalità per un attacco ischemico improvviso prima dei 64 anni è di poco inferiore a 9 decessi ogni 100.000 abitanti, in Russia lo stesso parametro sfiora 105.

Il cancro è la seconda causa di morte, con il 20 per cento dei decessi, ma la sua incidenza è destinata ad aumentare con l’invecchiamento progressivo della popolazione. Il restante 10 per cento si deve a patologie polmonari come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). I dati riguardanti la mortalità per fasce di età mostrano che il 70 per cento dei decessi avviene dopo i 65 anni.

In Europa, le malattie infettive hanno un’incidenza decisamente inferiore al resto del mondo, e i casi di contagio sono sotto controllo. Quelli di tubercolosi, per esempio, sono diminuiti del 30 per cento dal 1990 al 2010.

Tra i maggiori fattori di rischio per la salute vi sono il fumo e il consumo di alcool. Si stima che il tabagismo sia diffuso in più di un quarto della popolazione al di sotto dei 15 anni, quindi con una prospettiva di mantenimento della dipendenza dalla nicotina anche in età adulta e con forti ripercussioni sullo stato di salute. In questo campo, l’impegno dell’OMS ha prodotto nel 2005 il Programma quadro per il controllo sul tabacco (FCTC), che fornisce un insieme di principi di riferimento per aiutare i governi nazionali a contrastare l’epidemia di tabagismo e i suoi effetti sulla salute, per esempio varando normative stringenti sul commercio e la pubblicità delle sigarette, oltre a reprimerne la vendita illegale.

Anche l’alcool rappresenta un’emergenza: si stima che esso sia responsabile del 6,5 per cento di tutte le morti. L'Europa ha infatti il primato mondiale di consumo medio pro capite annuo di alcolici – 10,6 litri – senza apprezzabili variazioni rispetto al passato. Anche in questo caso, si evidenziano forti differenze: si passa dai 22 litri pro capite della Moldavia agli 0,2 litri del Tajikistan (l’Italia è al di sotto della media, con circa 9 litri pro capite).
Una parte importante del rapporto OMS è dedicata infine a cosiddetti “determinanti socioeconomici della salute”: livello e sicurezza del reddito, occupazione e scolarità. I livelli di reddito in Europa sono costantemente aumentati dal 1990 ma rimangono forti disuguaglianze: se il primato assoluto positivo è quello del Lussemburgo, con più di 105.000 dollari pro capite annui, all’ultimo posto si situa il Tajikistan con 700 dollari annui (l’Italia è quindicesima, con circa 36.000 dollari pro capite).

Questi dati sono significativi perché il livello economico è fortemente correlato al rischio di morte: nei paesi con reddito pro capite inferiore a 20.000 dollari il rischio di morte per eventi cardiovascolari supera la media europea e tende ad aumentare ulteriormente con il diminuire delle risorse economiche disponibili. Un fattore di forte impatto sulla povertà è la disoccupazione, la cui percentuale media stimata è dell’8,7 per cento sulla popolazione attiva. Il dato, relativo al 2009, è ormai superato da cifre più recenti e ben più drammatiche per effetto della crisi economica in atto, che certo non possono far sperare che il prossimo rapporto documenti significativi miglioramenti della salute dovuti a questo particolare determinante socioeconomico.

L'OMS in ogni caso non può che guardare avanti, e ha fissato sei traguardi da raggiungere entro il 2020: ridurre la mortalità prematura, aumentare la speranza di vita, ridurre le disuguaglianze nello stato di salute, aumentare il benessere della popolazione, fornire una copertura sanitaria universale, stabilire obiettivi nazionali da parte degli stati membri.