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Esperti europei riuniti per ridurre il rame nella viticoltura biologica

Esperti europei a confronto nei giorni scorsi, all’Istituto Agrario di San Michele per discutere sull’utilizzo del rame in viticoltura biologica che scatterà dal primo gennaio 2006.
Più di cento persone hanno partecipato presso l’aula magna dell’Istituto all’incontro “Viticoltura biologica con o senza rame?” per meglio affrontare l’annata 2006 alla luce dell’ulteriore riduzione dei quantitativi ammessi dal Regolamento europeo per l’agricoltura biologica. Il seminario ha spaziato dalla situazione alle prospettive della difesa antiperonosporica dell’Italia settentrionale fino ai sistemi di contenimento della malattia attualmente impiegati in Germania, Francia, Svizzera e nei paesi dell’Europa Centro-Orientale.
Il problema del rame, ha esordito Enzo Mescalchin del Centro per l’Assistenza Tecnica, non riguarda solo i viticoltori biologici ma la totalità del comparto. Da anni, infatti, tutti i viticoltori trentini si avvalgono di questo metallo per la difesa dalla peronospora anche se la necessità di ridurne il quantitativo impiegato è avvertito con maggiore urgenza dai produttori biologici dato che questi possono contare solo su questo elemento per difendersi dalla malattia.
Per inquadrare la problematica a livello locale, Enzo Mescalchin ha presentato alcuni dati che dimostrano la lenta ma costante riduzione dei quantitativi di rame utilizzati. In particolare, dal 2002, anno caratterizzato da forti attacchi di peronospora, al 2005, il ricorso al rame è stato decrescente sia nel settore biologico che convenzionale. Ciò è dovuto anche alla riduzione dei dosaggi che il Centro per l’Assistenza Tecnica sta proponendo: rispetto a quelli proposti dalle ditte produttrici in alcuni periodi della stagione i tecnici consigliano di utilizzare quantità inferiori del 40-50%, senza che questo comporti una riduzione significativa dell’efficacia.
Nel corso dell’incontro è stato più volte ribadito che al momento non esistono valide alternative al rame ammesse dalla normativa che disciplina l’agricoltura biologica, pertanto i margini di riduzione vanno ricercati in una migliore gestione del vigneto e nelle tecniche di applicazione. Su questi due ambiti di intervento i viticoltori sono chiamati a impegnarsi ulteriormente per mettere in pratica, senza rischi eccessivi, le riduzioni che la normativa impone.
Uwe Hofmann di Ecovin ha spiegato che l’efficacia di un trattamento antiparassitario dipende per il 60 per cento dalla corretta gestione dell' impianto e per il 20 per cento dalla tecnica di applicazione del prodotto.
Sulla possibilità di utilizzo di prodotti alternativi al rame, da tempo oggetto di ricerche anche da parte dell’Istituto Agrario di San Michele e del centro SafeCrop, è intervenuto Randolf Kauer della Fachhochschule di Wiesbaden-Geisenheim. “Negli ultimi tempi – ha detto il ricercatore tedesco- sono stati testati nuovi formulati a base di amminoacidi, alghe, argille acide, combinazioni di microrganismi, fosfito di potassio. Solo quest’ultimo prodotto ha dimostrato una buona efficacia ma il regolamento europeo non ne consente l’utilizzo”. L’attivazione degli organi di rappresentanza del mondo agricolo presso la Commissione europea – è stato detto- potrebbe rendere possibile l’utilizzo del fosfito di potassio, attualmente registrato come concime fogliare e quindi non direttamente impiegabile come antiperonosporico.
In conclusione, si è confermato che il rame rimane una molecola attualmente indispensabile per la difesa dalla peronospora ma la ricerca deve impegnarsi per rendere disponibili nel medio periodo prodotti alternativi altrettanto efficaci; allo stesso tempo gli agricoltori devono mettere in atto tutti gli accorgimenti tecnico-agronomici che consentono di ridurre i quantitavi di rame impiegati.