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Convegno Slow Food a Torino per la Giornata mondiale dell’alimentazione

Slow Food e Regione Piemonte da molto tempo lavorano insieme per il sostegno alla sovranità alimentare di ogni popolo. E per raggiungere questo obiettivo la condizione necessaria è promuovere l’autonomia nella produzione agroalimentare, una soluzione reale per affrontare efficacemente la fame nel mondo. Su questi temi si è volto stamattina, presso il Centro Incontri Regione Piemonte a Torino, il convegno a celebrazione della Giornata mondiale dell’Alimentazione 2007, organizzato da Regione Piemonte e Slow Food Italia.
Sono intervenuti Mino Taricco, Assessore Agricoltura Regione Piemonte, Roberto Burdese, Presidente Slow Food Italia, Giuseppe Quaranta, Università di Torino, Serena Milano, responsabile Presìdi Slow Food, Zoubida Charrouf, referente Comunità dell’olio d’argan, Pietro Schirrippa, Presidente Cooperativa Valle del Bonamico, Federico Boario, Conservatoria piemontese delle cucine del Mediterraneo.

«L’alimentazione riflette il modello di vita e di sviluppo di una popolazione e di un territorio – ha affermato l’assessore Taricco – è dunque un elemento di indicazione primario e importante della condizione economica e sociale che la gente quotidianamente vive. Credo che l’agricoltura, primo anello della catena per l’alimentazione umana, possa essere protagonista del ripensamento di un modello di sviluppo, più equo, più giusto, e più attento alle risorse e ricchezze intrinseche dei territori. E’ su questi presupposti che la Regione Piemonte ha promosso, nell’ambito della Giornata mondiale dell’Alimentazione, questa iniziativa a Torino insieme a SlowFood e che lavora ogni giorno per valorizzare le produzioni d’origine del territorio, la loro storia, la storia degli uomini che vi lavorano e dell’ambiente naturale che va salvaguardato.
Le molteplici esperienze che oggi sono state illustrate e raccontate, dal Marocco alla Locride, da Capo Verde ai Presidi, testimoniano di questa ricerca di identità territoriale, da difendere dal rischio di una massificazione produttiva, in ogni parte del mondo».

«Bisogna creare le condizioni affinché i popoli siano in grado di autosostenersi, una nuova dimensione culturale, economica e sociale per cui si possa accedere autonomamente al cibo» ha esordito Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia. «Nel mondo ci sono 854 milioni di persone che vivono in emergenza alimentare, la cifra più alta mai registrata (nel 1990 erano 800 milioni). Dalla nostra esperienza come associazione e come Fondazione abbiamo visto l’importanza della tutela della biodiversità e il filo diretto che la lega alla sicurezza alimentare. Perché difendere la biodiversità significa promuovere modelli agricoli su piccola scala, i quali attuano pratiche sostenibili e a basso impatto ambientale. Il primo obiettivo di queste comunità di produttori infatti è raggiungere l’autosufficienza, per poi affacciarsi sul mercato locale e in alcuni casi trovare canali di sbocco più estesi. Un modello diametralmente opposto a quello promosso dal Wto, il quale ha subordinato una regola elementare, quella dell’autosufficienza, al mercato globale, con il risultato che sempre più gente muore di fame. La via della tutela della biodiversità, di metodi di produzione su piccola scala, dell’economia locale sono una valida soluzione affinché il Sud del mondo possa combattere la piaga della sottonutrizione, risollevarsi economicamente, preservare le proprie identità culturali e proteggere gli ecosistemi».

All’incontro con la stampa ha parlato Iliana Martinez, rappresentante del Presidio Slow Food caffé delle terre alte di Huehuetenango (Guatemala). Iliana si è detta entusiasta di vedere che in tutto il mondo si sta creando una rete di piccoli produttori, dai Paesi ricchi a quelli più poveri, che operano insieme per promuovere le varie peculiarità dei territori, i patrimoni agroalimentari e le identità culturali. «Grazie a progetti come quello del Presidio, sostenuto dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità e Pausa Cafè, il nostro lavoro si è arricchito non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sotto quello culturale e sociale. Incontri come questi ci incoraggiano ad andare avanti, perché vediamo che non siamo soli, ma in tutto il mondo diverse comunità si stanno muovendo per un nuovo modello di agricoltura».

A fine incontro Marco Ferrero di Pausa Cafè ha illustrato l’ultima esperienza di economia sociale, le “sbarrette”, cioccolato prodotto con cacao biologico della cooperativa Associazione piccoli produttori di Talamanca (Costa Rica), lavorato e confezionato, con la collaborazione di Guido Gobino mastro cioccolattiere piemontese, dai detenuti della Casa Circondariale le Vallette di Torino.

Valentina Archimede
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