Consumi alimentari 2024: cresce la spesa per frutta e ortaggi
Famiglie sempre più caute sugli acquisti
Secondo l’ultimo report Istat sulle spese per i consumi delle famiglie, rilasciato ieri (7 ottobre 2025, ndr), nel 2024 il budget medio mensile degli italiani si è attestato a 2.755 euro, in linea con il 2023, e comunque superiore ai valori registrati prima della pandemia. L’inflazione, che dal 2019 ha raggiunto il 18,5%, continua però a incidere sul potere d’acquisto e questo porta molte famiglie a rivedere le proprie abitudini di consumo. Nonostante ciò, quasi un quinto del budget complessivo resta destinato ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche, con una media di circa 533 euro al mese. È un dato che conferma il ruolo centrale del cibo nei bilanci domestici, sebbene il 31,1% delle famiglie dichiari di aver dovuto limitarne quantità o qualità.
Il settore frutta e verdura
All’interno di questa cornice il comparto ortofrutticolo mostra segnali di particolare interesse. La spesa per la frutta, compresa quella a guscio, è salita a 45 euro mensili, con un incremento del 2,7% rispetto al 2023, mentre quella per ortaggi, tuberi e legumi si è attestata intorno ai 70 euro, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. È un andamento che suggerisce come i consumatori italiani continuino a considerare frutta e verdura elementi fondamentali della dieta, in linea con l’attenzione crescente per la salute e il benessere. Da sottolineare anche la forte crescita delle spese per oli e grassi, aumentate di oltre l’11%, che portano questa voce a 18,5 euro al mese, il rialzo più consistente tra gli alimentari.
Differenze territoriali e sociali
Il peso dell’alimentare varia però in modo significativo da un’area geografica all’altra. Nel Sud la quota destinata a cibo e bevande analcoliche arriva al 25,4% della spesa complessiva, mentre nel Nord-est si ferma al 17,4%. A livello regionale il divario è ancora più marcato: in Calabria il cibo assorbe il 28,2% del totale delle spese familiari, mentre in Trentino-Alto Adige la quota scende al 14,6%, minimo nazionale. Anche la composizione sociale delle famiglie influisce: quelle con persona di riferimento ritirata dal lavoro hanno registrato un aumento della spesa alimentare che rappresenta ormai un quinto dei consumi complessivi, mentre le famiglie composte interamente da stranieri arrivano a destinare al cibo oltre il 23% delle risorse, a fronte del 19% delle famiglie composte solo da italiani.
Per maggiori informazioni:
www.istat.it
Fonte: Freshplaza.it.
