Coca-Cola ritirata in 6 Paesi europei a causa di elevati livelli di clorato*
L’azienda ha dichiarato che le bevande ritirate presentano un livello più elevato di clorato chimico, ma il rischio per i consumatori è basso
L’unità di imbottigliamento europea di Coca-Cola ha ordinato un importante ritiro della bevanda in tre Paesi dopo aver riscontrato un alto livello di una sostanza chimica che produce problemi alla tiroide.
Il richiamo riguarda il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, anche se quantità limitate di bevande sono state inviate anche in altri Paesi, secondo quanto comunicato da Coca-Cola Europacific Partners, che si occupa dell’imbottigliamento e della distribuzione in Europa, Australia e parte dell’Asia.
I prodotti interessati – che secondo quanto riferito includono i marchi Coca-Cola, Fanta, Sprite, Tropico e Minute Maid – contengono un livello più elevato di clorato, che deriva dai disinfettanti a base di cloro ampiamente utilizzati nella lavorazione degli alimenti e nel trattamento delle acque.
Livelli elevati di clorato negli alimenti e nell’acqua potabile possono comportare rischi per la salute in quanto interferiscono con l’apporto di iodio alla tiroide, modificando temporaneamente i livelli di ormoni tiroidei.
Rischi minimi, ma…
È particolarmente rischioso per le persone con disturbi alla tiroide, i neonati e i bambini, ma l’esposizione una tantum “ha solo un effetto trascurabile”, secondo l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi.
L’Unione europea ha stabilito il livello massimo di residui di clorato consentito negli alimenti.
Un portavoce di Coca-Cola Europacific Partners ha dichiarato a Euronews Health che “l’analisi di esperti indipendenti ha concluso che la probabilità di un rischio associato per i consumatori è molto bassa”.
Le bevande interessate hanno codici di produzione che vanno dal 328 GE al 338 GE. Questi codici si trovano sul fondo della lattina o sul collo della bottiglia.
Il portavoce ha dichiarato che l’azienda è in contatto con le autorità di altri Paesi europei in cui le bevande sono state spedite, ma che non sono stati avviati altri richiami.
L’azienda “considera la qualità e la sicurezza dei suoi prodotti una priorità assoluta”, ha dichiarato il portavoce.
L’anno scorso, Coca-Cola in Austria ha richiamato milioni di bottiglie di plastica per il timore che potessero contenere frammenti di metallo.
Inquadrando la sostanza dal punto di vista chimico, vale la pena sottolineare innanzitutto che si parla di clorato, al singolare, anche se in realtà i clorati, cioè i sali dell’acido clorico, sono diversi: tra questi ci sono il clorato di sodio e il clorato di calcio.
La causa dei livelli anomali di clorati nei lotti “incriminati” non è ancora stata individuata. In generale, i clorati possono risultare presenti negli alimenti a causa dei disinfettanti a base di cloro utilizzati sul cibo o di processi industriali a base di acqua appunto clorata. Ad essere ancora più precisa è l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA):
«I gruppi di alimenti maggiormente interessati sono la frutta e la verdura. In ciascun gruppo di alimenti sono le varietà surgelate quelle che spesso presentano i tenori massimi di clorato».
E ancora: «Ciò dipende probabilmente dalla quantità di clorato contenuto nell’acqua clorata utilizzata per la trasformazione degli alimenti. La fonte principale di clorato nella dieta è però l‘acqua potabile, che probabilmente contribuisce fino al 60% dell’esposizione cronica al clorato per i neonati».
IL CONSUMO CRONICO, DANNI PER I BAMBINI. Centrale per stabilire i danni per la salute legati al clorato in bibite e alimenti è ovviamente il livello di esposizione.
Un’assunzione a lungo termine può essere motivo di preoccupazione per esempio per i bambini, in particolare per quelli con carenza lieve o moderata di iodio. La duratura esposizione al clorato infatti può inibire nell’organismo l’assorbimento dello iodio stesso.
Per questo motivo L’EFSA ha stabilito una dose giornaliera tollerabile di 3 microgrammi per kg di peso corporeo al giorno. I dati raccolti dall’Agenzia sull’esposizione cronica dei neonati e dei bambini al clorato superano la dose tollerabile, «determinando un allarme per tutti i bambini che presentino una carenza di iodio lieve o moderata», spiega l’EFSA.
sostanza nociva per i reni. Se l’Agenzia per la sicurezza alimentare parla di rischi per la salute legati a un consumo cronico, perché la corsa all’eliminazione di lattine e bottiglie appartenenti a lotti di bevande specifici e quindi associati a un consumo occasionale?
Il motivo si lega alla cosidetta esposizione acuta. Quella che riguarda l’elevato apporto di clorato assunto anche durante un solo giorno: in questo caso il clorato si conferma una sostanza tossica per l’essere umano, soprattutto nel potere di limitare la capacità del sangue di assorbire l’ossigeno, causando così una condizione di insufficienza renale.
I LIMITI DI CONSUMO PER GLI ADULTI. Anche per l’esposizione acuta, l’EFSA ha stabilito un livello di sicurezza raccomandato per l’assunzione giornaliera di clorato, pari a 36 milligrammi per kg di peso corporeo al giorno.u questo le stime più elevate di esposizione alimentare per tutte le età si sono rivelate al di sotto di questo livello di assunzione di sicurezza», rassicura l’EFSA. Per le ragioni finora elencate è arrivata però la decisione dell’azienda imbottigliatrice belga di ritirare alcuni lotti di bevande in cui si erano registrati livelli ben più alti rispetto a quelli stabiliti da EFSA.
Focus.it