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“Cibo per pensare”. A vent’anni pesare 18 chili

“Cibo per pensare” è il titolo di un interessante Convegno recentemente tenutosi presso la Coldiretti di Alessandria e che ha visto lo stringersi della partnership tra questa associazione di agricoltori e la Alboran, un’associazione di psicologi e psicoterapeuti per la ricerca analitica individuale e gruppale.
Il convegno che ha avuto una buona partecipazione di pubblico, ha affrontato la tematica assai importante del cibo nella vita delle persone, sotto diversi punti di vista.
La mattinata è stata caratterizzata da un lavoro esperienziale tenuto dalla dottoressa Carolina de Sena Gibertoni, terapista occupazionale, che nel suo lavoro con bambini e adolescenti gravi, utilizza per l’appunto il cibo quale strumento per riattivare un pensiero, o talvolta, costruirlo.
I partecipanti sono stati stimolati a portare alla luce ricordi e immagini antiche, attraverso l’assaggio di alcuni alimenti tra cui la cannella, il cioccolato, la maionese e la salsa di pomodoro; in particolare il tatto e l’olfatto, sensi assai sensibili, sono stati stimolati da alimenti e spezie quali rosmarino, menta, foglie di limone e alloro.
Da questi stimoli i soggetti, navigando nei loro ricordi, hanno portato alla luce immagini e aspetti primitivi che ricollegano il cibo alle prime relazioni madre-bambino.
Il lavoro è proseguito con la verbalizzazione da parte di una porzione del pubblico, di quanto venuto alla luce e successivamente si è affrontato un lavoro di gruppo, in acquario, in cui i membri hanno lavorato, per libere associazioni, sugli aspetti del cibo e della cucina nella loro vita.
Ne è sorta una specie di tavolata tipica, in cui si è affermato l’importanza del cibo per la cultura italiana, il senso di appartenenza che da essa ne deriva ed anche il senso di nostalgia che accomuna chi, in terra lontana, utilizza la propria cucina, le ricette della nonna per rimanere ancorati a quanto ha perso. Non a caso si è parlato di immigrati in Italia e dell’uso che fanno del cibo, o di italiani in terra straniera, pronti a ricordare, attraverso un piatto di spaghetti che “mi hai provocato e mo te magno”, proprio come in un americano a Roma, e che utilizzano la cucina per superare le proprie difficoltà, talvolta anche la depressione, e la nostalgia per ciò che si è lasciato.
Il pomeriggio si è svolto in modo conferenziale; si è discusso di fattorie didattiche. La dottoressa Tazza, responsabile del progetto di “Educazione alla Campagna Amica”, ha illustrato il progetto che si attua ormai da diversi anni e che vuole sensibilizzare i più giovani all’uso del cibo tradizionale. Si inculcano valori come il tempo, le stagioni gli alimenti non geneticamente modificati e una cultura fatta di tradizioni, ma non per questo ferma nel tempo.
I numeri del progetto “Educazione alla Campagna Amica” hanno offerto anche l’occasione di annunciare che da quest’anno Coldiretti ed Alboran lavoreranno insieme sul territorio alessandrino con il coinvolgimento di un certo numero di scuole. Tra queste, il Liceo socio-psico-pedagogico con un progetto volto a educare gli educatori del futuro al “cibo per pensare”.
E’ seguita una conferenza tenuta dalla dottoressa Ippolito dell’ABA, sede di Alessandria, Associazione per l’anoressia, la bulimia e i disturbi alimentari, che ha fornito i numeri e gli aspetti più importanti di queste patologie alimentari che oggi sempre più si manifestano in età adolescenziale e che possono portare a degli estremi, terribilmente gravi come il caso di una ventenne che pesa 18 chili.
L’ABA ha messo a punto un percorso di cura e di riabilitazione che prevede l’utilizzo di una psicoterapia di gruppo o individuale, quale strumento di elezione per la comprensione del sintomo anoressico-bulimico, ma che talvolta ricorre anche al ricovero.
La relazione della dottoressa Ippolito è stata inframezzata da una pièce teatrale, durata pochi minuti ma molto efficace, al fine di trasmettere l’angoscia profonda e il senso di vuoto che colpisce chi soffre di disturbi alimentari.
I lavori si sono conclusi con la relazione del dottor Boatti, neuropsichiatria infantile, che ha ripreso le tappe fondamentali del rapporto madre-bambino dall’allattamento allo svezzamento, e così via per la costituzione di una personalità solida e per la creazione di quel apparato per “pensare i pensieri”, di cui parla il noto psicanalista Wilfred Ruprecht Bion e che solo la madre, o un suo sostituto, quindi anche l’analista, è in grado di formare trasformando gli elementi beta, i fatti “indigeriti”, in elementi alfa, cioè in fatti “pensati e pensabili”.

Franca Bo
Psicoterapeuta