Attenti alle ostriche. Richiamate per presenza di norovirus
Il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo in data 11.03.2025 da parte dell’operatore di ostriche concave, della tipologia ‘Francia n°1’, a marchio Finittica.
La ragione indicata sull’avviso di richiamo è la presenza di norovirus* nella zona di raccolta. Il prodotto in questione è venduto in cassette di legno da 1 kg con il numero di lotto 250303IR, con la data di confezionamento 06/03/2025 e quella di scadenza 13/03/2025.
L’azienda Finittica Srlu ha confezionato le ostriche richiamate. Lo stabilimento si trova in via provinciale 21, a Goro, in provincia di Ferrara (marchio di identificazione IT 513 CDM UE).
Già in precedenza, il Ministero della Salute e diverse catene di supermercati avevano pubblicato i richiami di altre ostriche confezionate da Finittica, in quel caso della tipologia ‘Sardegna’, per positività al genoma del norovirus
In via cautelativa, l’azienda raccomanda di non consumare crude le ostriche con il numero di lotto sopra indicato, ma di cuocerle a 100°C per due minuti dopo l’apertura delle valve. Mangiare molluschi bivalvi crudi, come le ostriche, espone sempre al rischio di infezioni e intossicazioni alimentari
*Tutto sul norovirus
Il norovirus, a volte indicato come virus del vomito invernale, è la causa più comune di gastroenterite L’infezione è caratterizzata da diarrea non sanguinante, vomito e dolore addominale accompagnati anche da febbre o mal di testa. I sintomi di solito si sviluppano in un lasso di tempo che va da 12 a 48 ore dopo essere stati esposti al contagio e il recupero si verifica in genere entro 1-3 giorni . Le complicazioni sono rare, ma possono comprendere la disidratazione, specialmente nei giovani, negli anziani e in persone con altri problemi di salute
Il virus si diffonde generalmente per via oro-fecale. Ciò può avvenire attraverso cibo o acqua contaminati o per contatto da persona a persona. Può anche diffondersi attraverso le superfici contaminate o a causa dell’aerosol creato dal vomito di una persona infetta. I fattori di rischio comprendono la preparazione di alimenti in condizioni di scarsa igiene e dalla condivisione di alloggi vicini. La diagnosi si basa generalmente sui sintomi. I test di conferma non sono di solito disponibili ma possono essere eseguiti durante le epidemie da parte di agenzie di sanità pubblica.
La prevenzione prevede il corretto lavaggio delle mani e la disinfezione delle superfici contaminate. I disinfettanti per le mani, a base di alcol, possono essere utilizzati in aggiunta, ma sono meno efficaci dell’accurato lavaggio delle mani con il sapone. Non esiste un vaccino o un trattamento specifico per il norovirus. Viene trattato con cure di supporto come bere liquidi, in quantità sufficienti, o con la somministrazione di liquidi per via endovenosa (fleboclisi). Le soluzioni di reidratazione orale sono i liquidi preferiti da bere, anche se altre bevande senza caffeina o alcol possono aiutare.
Il norovirus provoca circa 685 milioni di casi di malattia e 200000 morti all’anno in tutto il mondo. È comune sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Sono più spesso colpiti i soggetti di età inferiore ai cinque anni e in questo gruppo provoca circa 50000 morti nei paesi del terzo mondo]. Le infezioni da norovirus si verificano più comunemente durante i mesi invernali. Si verificano spesso con focolai, specialmente tra coloro che vivono in spazi ristretti. Negli Stati Uniti, è la causa di circa la metà di tutti i focolai di malattie di origine alimentare. Il virus prende il nome dalla città di Norwalk, in Ohio, dove si verificò un focolaio nel 1968.
Il norovirus visto al microscopio elettronico. la striscia bianca è = 50 nm
Segni e sintomi
L’infezione da norovirus è caratterizzata da nausea, vomito, diarrea acquosa, dolore addominale e, in alcuni casi, perdita del gusto. Una persona di solito sviluppa i sintomi di gastroenterite tra 12 – 48 ore dopo essere stata esposta al virus. Possono verificarsi letargia generale, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e febbri molto basse. Dalla malattia si guarisce, di solito, spontaneamente e le complicanze gravi sono molto rare. Sebbene contrarre il norovirus possa essere spiacevole, di solito non è pericoloso e la maggior parte di coloro che ne sono colpiti si riprende completamente entro due o tre giorni.
Il norovirus può generare un’infezione di lunga durata nelle persone immunocompromesse, come quelle con Immunodeficienza comune variabile o con un sistema immunitario soppresso dopo il trapianto di organi[13]. Queste infezioni possono essere con o senza sintomi. Nei casi più gravi, le infezioni persistenti possono portare a enteropatia associata a norovirus, atrofia dei villi intestinali e malassorbimento].
Trasmissione
I norovirus sono trasmessi direttamente da persona a persona (62–84% di tutti i focolai segnalati) e indirettamente attraverso acqua e cibo contaminati. Sono estremamente contagiosi e meno di venti particelle di virus possono causare un’infezione (alcune ricerche suggeriscono che ne basterebbero solo cinque). La trasmissione può avvenire tramite aerosol in caso di vomito di persone colpite dalla malattia e da quello creato mediante lo sciacquone del bagno in presenza di vomito o diarrea. L’infezione può essere generata dal consumo di cibo o dalla respirazione di aria nelle vicinanze di un episodio di vomito, anche dopo che le superfici sono state accuratamente ripulite. I virus continuano a essere eliminati anche dopo che i sintomi si sono attenuati e il contagio può ancora essere rilevato molte settimane dopo l’infezione.
Il vomito, in particolare, trasmette efficacemente l’infezione e sembra consentire la trasmissione attraverso l’aria. In letteratura risulta il caso di una persona che ha vomitato e diffuso l’infezione in un ristorante, suggerendo così che molti casi inspiegabili di intossicazione alimentare possono avere origine dal vomito. Nel dicembre 1998, 126 persone stavano cenando a sei tavoli diversi e una donna vomitò sul pavimento. Il personale ripulì rapidamente e le persone continuarono a mangiare. Tre giorni dopo alcuni iniziarono ad ammalarsi e 52 persone riportarono una serie di sintomi, da febbre e nausea a vomito e diarrea. La causa non venne immediatamente identificata. I ricercatori tracciarono la disposizione dei posti ai tavoli: oltre il 90% delle persone sedute allo stesso tavolo della donna malata si ammalarono a loro volta. C’era stata pertanto una correlazione diretta tra il rischio di infezione delle persone sedute negli altri tavoli e la loro vicinanza alla donna malata. Più del 70% dei commensali di un tavolo adiacente si ammalarono, mentre in un tavolo posto dall’altra parte della sala, il tasso di infezione rimase limitato al 25%. L’epidemia venne attribuita a un virus simile al Norwalk (norovirus). Altri casi di trasmissione per vomito sono stati successivamente identificati.
In un focolaio in un congresso internazionale nei Paesi Bassi, ogni persona con gastroenterite ha infettato una media di 14 persone prima che fossero messe in atto misure di igiene maggiori. Anche dopo l’adozione di queste nuove misure, una persona malata ha comunque infettato in media altre 2,1 persone. Uno studio dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) di 11 focolai registrati nello Stato di New York elenca la modalità sospetta di trasmissione come da persona a persona in sette casi, su base alimentare in due, su base acquosa in uno e un altro del tutto sconosciuto. La fonte dei focolai causati dall’acqua può comprendere acqua proveniente da forniture di acquedotto, pozzi, laghi adibiti a balneazione, piscine e macchine per il confezionamento del ghiaccio.
I crostacei e gli ingredienti dell’insalata sono gli alimenti più spesso coinvolti nelle epidemie di norovirus. L’ingestione di molluschi che non sono stati sufficientemente riscaldati, a meno di 75 °C (167 °F), presentano un alto rischio di infezione da norovirus]. Gli alimenti diversi dai molluschi possono essere contaminati da alimenti infetti. Molti focolai di norovirus sono stati ricondotti al cibo preparato o manipolato da una persona infetta.
Fonte: Wikipedia