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Apre a Milano: ” Food and Wine Festival”

Nella foto: Luigi Sartini di Righi, ristorante di San Marino.

“Alla fine, il successo dei nostri vini dipende da loro”. Così, tra loro, chiacchierano due produttori osservando i tanti appassionati che si aggiravano tra gli stand durante la prima giornata del Milano Food and Wine Festival, iniziato al MiCo – Milano Congressi – e che ha ribadito il successo di questa manifestazione, giunta alla sua seconda edizione in quasi parallelo con il congresso di Identità Milano.

Chicco Cerea, regista di un carrello memorabile dei dolci
In effetti è un successo che si vede non solo dal numero di persone sopraggiunte, ma dalla loro voglia di conoscere, di capire come dietro a ogni vino ci siano storie, racconti, lavoro, fatica, sudore e tanta passione. Lo si legge anche negli occhi di Helmuth Köcher, ideatore del Merano Wine Festival, riproposto ora in salsa meneghina con la collaborazione di Paolo Marchi e di Identità Golose. L’idea era quella di avvicinare il pubblico, e non solo gli operatori del settore, ai vini di alta qualità, abbinati ai piatti d’autore. Il successo è evidente: in tanti hanno voluto assaggiare i vini proposti dai 72 espositori provenienti un po’ da tutta Italia, con le presenze straniere segnate dagli Champagne e dalla Georgia. Ma soprattutto c’è stata tanta attenzione e voglia di conoscere, soprattutto nell’affiancare i vini ai piatti degli chef che in questa prima giornata, così come nelle prossime due, si sono alternati ai fornelli.

L’esordio è stato affidato a Luigi Sartini, della Taverna Righi di San Marino: una partenza all’insegna della tradizione dei sapori, con il coniglio allo scalogno romagnolo: profumi e sapori delicati, ma non troppo, che si sono ben sposati agli abbinamenti con 7 vini proposti da Köcher, tra bianchi corposi e rosè. Poi Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense, in provincia di Parma ha voluto ripercorrere la storia della produzione dei suoi salumi, da Giuseppe Verdi che fu tra i primi ad assaggiare le prelibatezze contadine della famiglia Spigaroli, fino ai giorni nostri. E ha rilanciato i sapori di un tempo, tramite la Bresaola di maiale nero e un salame chiamato, manco a dirlo, Antico Spigaroli, dove sono assenti i nitrati. E il vino? Bollicine straniere. Ma non solo Champagne (Breton, Bourmault, Penet o Chassenay d’Arce), ma anche il brut realizzato nelle antiche cantine del monastero di Tbilisi, in Georgia, dalla Winery Khareba.

Vini protagonisti
Tanti appassionati hanno seguito Luigi Taglienti del Trussardi alla Scala e hanno potuto gustare una prelibatezza di pane, cipolle e frattaglie, “con prodotti in disuso, portati nel futuro” come ha spiegato lo chef. E ancora l’incredibile carrello dei dolci di Enrico Cerea (Da Vittorio, a Brusaporto in provincia di Bergamo): “Siamo felici di essere conosciuti non solo per il pesce, ma anche per i nostri dolci” spiega con orgoglio Cerea. Poi i mille colori della cucina fusion con Roberto Okabe del Finger’s Garden di Milano, e la strabiliante carbonara di Alessandro Pipero e Luciano Monosilio di Pipero al Rex, a Roma, che hanno incantato i visitatori davanti ai fornelli, nella speranza di poter “rubare” qualche piccolo segreto. In fondo sono arrivate le pizze di Giovanni Giberti (Pavè, Milano), a dimostrare come si possa gustare (anche a Milano) una fetta di margherita (e non solo) con degli ottimi vini. Non c’è soltanto la birra.

Weblink: "Food & Wine" Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia, è sommelier e grande appassionato di whisky scozzesi e birra, soprattutto quella artigianale italiana